Un recente studio multidisciplinare ha gettato nuova luce sulla storia genetica della penisola balcanica durante il primo millennio dell’era comune, un periodo caratterizzato da significativi cambiamenti demografici, culturali e linguistici. Attraverso l’analisi del genoma di 146 individui antichi, principalmente scavati in Serbia e Croazia, i ricercatori hanno potuto ricostruire le dinamiche demografiche che hanno plasmato la regione, rivelando l’influenza profonda di popolazioni anatoliche e slave.
Cosmopolitismo e migrazioni nell’era romana
Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell, sottolinea il cosmopolitismo del confine romano e le conseguenze a lungo termine delle migrazioni che hanno accompagnato il declino del controllo romano, inclusa l’arrivo di popolazioni di lingua slava. Il DNA archeologico rivela che, nonostante i confini degli stati nazionali che li dividono, le popolazioni dei Balcani sono state modellate da processi demografici condivisi.
Cambiamenti demografici e influenze dall’Est
Dopo l’occupazione romana dei Balcani, questa regione di confine divenne un crocevia che avrebbe dato origine a 26 imperatori romani, tra cui Costantino il Grande, che spostò la capitale dell’impero nei Balcani orientali fondando la città di Costantinopoli.
L’analisi del DNA antico mostra che durante il periodo di controllo romano, vi fu un significativo contributo demografico di persone di discendenza anatolica che lasciò un’impronta genetica duratura nei Balcani. Questo cambiamento ancestrale è molto simile a quanto mostrato da uno studio precedente sulla megacittà di Roma, ma è notevole che ciò sia avvenuto anche alla periferia dell’impero romano.
Integrazione di popoli “barbari” e influenze settentrionali
Lo studio ha identificato individui di discendenza mista europea settentrionale e delle steppe pontiche nei Balcani a partire dal III secolo, molto prima del definitivo crollo del controllo imperiale romano. L’analisi antropologica dei loro crani mostra che alcuni di essi erano artificialmente deformati, una consuetudine tipica di alcune popolazioni delle steppe, compresi gruppi etichettati dagli autori antichi come “Unni”. Questi risultati riflettono l’integrazione di persone provenienti oltre il Danubio nella società balcanica secoli prima della caduta dell’Impero.
Influenza slava e cambiamenti demografici
L’Impero Romano perse definitivamente il controllo dei Balcani nel VI secolo, e lo studio rivela la successiva massiccia arrivata nei Balcani di individui geneticamente simili alle moderne popolazioni di lingua slava dell’Europa orientale. La loro impronta genetica rappresenta il 30-60% dell’ascendenza delle popolazioni balcaniche odierne, rappresentando uno dei più grandi cambiamenti demografici permanenti in Europa nel periodo medievale.
Lo studio ha coinvolto una collaborazione interdisciplinare di oltre 70 ricercatori, tra cui archeologi che hanno scavato i siti, antropologi, storici e genetisti.
Il team ha anche generato dati genomici da diversi serbi moderni che potrebbero essere confrontati con genomi antichi e altri gruppi moderni della regione.
L’analisi del DNA antico può contribuire, quando analizzata insieme a dati archeologici e registrazioni storiche, a una comprensione più ricca della storia dei Balcani. Il quadro che emerge non è di divisione, ma di storia condivisa. Le popolazioni dell’età del ferro in tutta la penisola balcanica sono state ugualmente influenzate dalla migrazione durante il tempo dell’Impero Romano e successivamente dalla migrazione slava. Insieme, queste influenze hanno portato al profilo genetico dei moderni Balcani, indipendentemente dai confini nazionali.