La storia della Terra è costellata di misteri e segreti che gli scienziati cercano di svelare attraverso lo studio dei fossili. Tra questi, vi sono alcuni microfossili vecchi di 200 milioni di anni che hanno rappresentato un enigma per molto tempo. Questi antichi organismi, infatti, non rientrano né nella categoria delle piante né in quella degli animali, ma rappresentano una forma di vita completamente diversa.
La ricerca dei Pseudoschizaea
Il mistero di questi fossili, denominati Pseudoschizaea, è stato finalmente risolto grazie all’osservazione al microscopio condotta per la prima volta al mondo. Gli scienziati, dopo aver esaminato quasi 500 articoli scientifici, hanno potuto assistere a questa osservazione grazie a un video pubblicato su YouTube. I fossili, che presentano delle strane linee o “costole” sulla loro superficie, ricordano un’impronta digitale che si è staccata, ma in realtà sono i resti incistati di un gruppo di organismi unicellulari chiamati euglenoidi.
La teoria degli euglenoidi
Un team internazionale di ricercatori ha ipotizzato che questi fossili potessero essere euglenoidi, protisti unicellulari che non appartengono né al regno vegetale né a quello animale. Gli euglenoidi, come le piante, sono in grado di fotosintetizzare, ma, come gli animali, si nutrono anche di altre sostanze. Si pensa che siano comparsi circa un miliardo di anni fa, all’inizio del ramo eucariotico dell’albero della vita, ma fino ad ora ne sono stati trovati pochi esemplari nei reperti fossili.
La scoperta di Fabian Weston
Per verificare la loro teoria, i ricercatori hanno analizzato centinaia di fonti su animali simili ai Pseudoschizaea, esaminando esemplari risalenti a quasi 500.000 anni fa nel record fossile. La teoria suggeriva che i fossili potessero essere euglenoidi incistati, una sorta di “trucco magico” che usano per sopravvivere a condizioni difficili trasformandosi in una piccola sfera. Questa abilità potrebbe spiegare la loro persistenza sulla Terra per così tanto tempo.
“Forse, grazie alla loro capacità di incistarsi, questi organismi hanno resistito e sopravvissuto a ogni grande estinzione sul pianeta”, ha affermato Bas van de Schootbrugge, dell’Università Goethe di Francoforte sul Meno. “A differenza dei giganti che sono stati spazzati via da vulcani e asteroidi, queste piccole creature hanno superato tutto”.
La conferma attraverso il video
L’unico problema era che fino ad ora nessuno era mai riuscito a osservare un euglenoide incistarsi in laboratorio. Poi è arrivato Fabian Weston, un appassionato di microscopia di Sydney, in Australia. Il suo video, che mostrava l’acqua prelevata da uno stagno nel Nuovo Galles del Sud, pubblicato su YouTube, ha catturato il momento in cui l’Euglena si è trasformata in cisti con delle linee simili a quelle osservate nei nostri fossili misteriosi.
“Senza saperlo, Fabian ha fornito un pezzo fondamentale di prova”, ha detto Paul Strother del Boston College. “Probabilmente è l’unica persona al mondo ad aver assistito all’incistamento di un’euglena sotto un microscopio”.
I risultati hanno permesso al team di stabilire una linea temporale per gli euglenoidi che risale a 400 milioni di anni fa, ricostruita con l’aiuto di fossili vecchi di 200 milioni di anni e sedimenti di stagno risalenti al confine Triassico-Giurassico, oltre agli euglenoidi esistenti che vivono e si incistano oggi.
“Questo apre la porta al riconoscimento di esempi ancora più antichi, ad esempio dai record del Precambriano che risalgono alla radice stessa dell’albero della vita eucariotico”, ha concluso Strother.
“Ora che sappiamo quali organismi hanno prodotto quelle cisti, possiamo anche utilizzarli per interpretazioni paleoambientali. La loro abbondanza intorno a due dei più grandi eventi di estinzione di massa degli ultimi 600 milioni di anni è un segno evidente di alcuni grandi sconvolgimenti nei continenti legati a un aumento delle precipitazioni in condizioni climatiche estreme da effetto serra”.