Negli ultimi anni, la pandemia di COVID-19 ha messo a dura prova la nostra società, costringendoci a rivedere le nostre abitudini quotidiane e a cercare nuovi modi per proteggerci dal virus. Una recente ricerca ha sollevato l’interesse verso l’adozione di una dieta a base vegetale come possibile strumento di prevenzione contro il COVID-19. Ma è davvero così? Scopriamolo insieme.
Un team di ricercatori ha analizzato i dati di 702 adulti brasiliani, reclutati tra marzo e luglio 2022, suddividendoli in due gruppi: onnivori (424 persone) e prevalentemente vegetariani (278 persone), in base alle loro abitudini alimentari dichiarate. Il gruppo vegetariano è stato ulteriormente diviso in due categorie: i flexitariani, che consumano carne non più di tre volte a settimana, e una categoria combinata di vegetariani e vegani.
Tra tutti i partecipanti, 330 (il 47%) ha riferito di aver contratto il COVID-19, con 224 casi di sintomi “lievi” e i restanti 106 di sintomi “moderati”. L’analisi dei dati ha indicato che gli onnivori avevano un’incidenza significativamente più alta di COVID-19 rispetto ai gruppi a base vegetale (52% contro 40%) e erano più propensi a soffrire di sintomi più gravi, con il 18% che riportava sintomi da moderati a severi (contro l’11%).
I gruppi a base vegetale presentavano meno condizioni mediche preesistenti, tassi più elevati di attività fisica e minori tassi di obesità, tutti fattori che gli autori dello studio indicano come possibili fattori di rischio per il COVID-19 e le sue complicazioni.
Gli autori dello studio hanno raccomandato l’adozione di diete a base vegetale o di modelli alimentari vegetariani. Tuttavia, alcuni esperti non coinvolti direttamente nello studio ritengono che questa raccomandazione sia prematura. Alcuni nutrienti importanti che potrebbero aiutare a combattere il COVID-19 sono infatti più facilmente ottenibili da una dieta onnivora.
Inoltre, la dimensione del campione relativamente piccola e la natura osservazionale dello studio introducono incertezze che non permettono di stabilire relazioni causali. Gli stessi autori dello studio ammettono che sia le informazioni dietetiche sia la storia dell’infezione da COVID-19 erano auto-segnalate, il che introduce sempre un certo grado di bias.
Ci sono molte ragioni per cui le persone potrebbero voler aumentare la quantità di cibo a base vegetale nella loro dieta, a prescindere da qualsiasi effetto che potrebbe avere sul rischio di infezione da COVID. Tuttavia, cambiare completamente stile di vita basandosi su questo studio da solo è probabilmente ingiustificato, data la cautela espressa dagli autori stessi e dagli esperti citati.
Il gruppo “a base vegetale” nello studio includeva anche i cosiddetti “flexitariani”, che consumavano carne ma meno frequentemente. Anche se le conclusioni dello studio dovessero essere supportate da future ricerche, potrebbe essere sufficiente aggiungere più verdure e legumi alla propria dieta e alternare giorni senza carne per vedere una riduzione del rischio di contrarre il COVID-19, massimizzando al contempo le possibilità di assumere tutti i nutrienti necessari.