La zoonosi, ovvero la trasmissione interspecifica di patogeni, rappresenta una sfida significativa per la salute pubblica. Un recente studio condotto presso l’Università della California, Riverside, ha rivelato che il virus SARS-CoV-2, responsabile della malattia COVID-19, entra nelle cellule dei visoni in modo diverso rispetto alle cellule umane. Questa scoperta sottolinea la necessità di ulteriori ricerche sulle diverse specie animali per comprendere meglio i meccanismi di trasmissione del virus e prevenire la diffusione della malattia.
Il virus SARS-CoV-2 ha la capacità di trasmettersi tra diverse specie, inclusi gli esseri umani e i visoni, una specie agricola. Questo fenomeno, noto come “spill over” e “spill back”, solleva preoccupazioni poiché il virus potrebbe mutare nei visoni e poi ritornare agli umani in una forma più aggressiva. Sono stati documentati casi di trasmissione da umani a visoni e viceversa in allevamenti di visoni negli Stati Uniti e in Europa.
Il team di ricerca dell’UC Riverside ha scoperto che l’enzima TMPRSS2, fondamentale per l’ingresso del virus SARS-CoV-2 nelle cellule umane, non è funzionale nei visoni. “Abbiamo scoperto che le cellule polmonari dei visoni vengono infettate attraverso la via dell’endocitosi, e non attraverso il percorso di fusione TMPRSS2 comunemente osservato nelle cellule umane”, ha dichiarato Ann Song, dottoranda e prima autrice dello studio pubblicato su Frontiers in Microbiology. “I nostri risultati mostrano che l’ingresso di SARS-CoV-2 non è lo stesso in tutti i mammiferi e sottolineano la necessità di indagini approfondite sui meccanismi di ingresso virale nelle diverse specie”.
La ricerca ha importanti implicazioni per la comprensione della zoonosi e per lo sviluppo di strategie volte a prevenire la diffusione di COVID-19 tra i visoni e altre specie. La scoperta che l’enzima TMPRSS2 non è funzionale nei visoni indica che l’obiettivo di prevenire l’infezione in questa specie non può essere lo stesso utilizzato per gli esseri umani.
La zoonosi rappresenta una preoccupazione per la salute pubblica, poiché forme mutate e pericolose del virus potrebbero essere introdotte nella popolazione umana attraverso il fenomeno dello spillback. “Mutanti letali possono emergere da eventi di spill over/spill back”, ha affermato Prue Talbot, professore e autore principale dello studio. “Ad esempio, molte mandrie di cervi, che vengono cacciate dagli umani, sono infettate da SARS-CoV-2 e rappresentano quindi potenziali fonti di spillback”.
Il team di ricerca, che include anche il ricercatore post-dottorato Rattapol Phandthong, si concentrerà ora sull’infettività degli embrioni umani in donne incinte affette da COVID-19. Per ottenere i risultati, gli esperimenti sono stati condotti utilizzando cellule epiteliali polmonari di visone.
La ricerca è stata supportata dal Tobacco-Related Disease Research Program dell’Università della California, dal California Institute for Regenerative Medicine e dall’UCR.