La malattia di Alzheimer, una forma di demenza che colpisce milioni di individui in tutto il mondo, è stata oggetto di un recente studio che ha combinato diversi biomarcatori per scoprire nuovi percorsi genetici e differenze specifiche legate al sesso. Questo approccio innovativo apre la strada a una diagnosi precoce migliorata e a una comprensione più approfondita dell’Alzheimer. La ricerca sull’Alzheimer e l’importanza dei biomarcatori.
Il contesto della demenza in Germania
In Germania, circa 1,8 milioni di individui sono affetti da condizioni di demenza, tra cui la malattia di Alzheimer. Nonostante sia riconosciuto che la genetica svolga un ruolo significativo nello sviluppo di questa malattia, le sue origini precise rimangono ancora in gran parte sconosciute. La maggior parte delle ricerche passate si è concentrata sulla scoperta di nuovi geni associati all’Alzheimer attraverso un approccio metodologico noto come “case-control design”.
La nuova strategia di analisi
Il Prof. Dr. Lars Bertram, a capo della Lübeck Interdisciplinary Platform for Genome Analysis presso l’Università di Lübeck, ha guidato lo studio che ha adottato una strategia di analisi più complessa. Combinando i dati di sei diversi biomarcatori dell’Alzheimer, la ricerca ha potuto mappare con maggiore precisione il pattern della malattia nelle analisi genetiche successive, analizzando quasi 1.000 individui.
Scoperte sui recettori del cervello
Una delle scoperte dello studio indica una ridotta espressione di GRIN2D, un recettore del messaggero cerebrale glutammato, nella malattia di Alzheimer e in altri disturbi neuropsichiatrici. Questo potrebbe portare a un deterioramento della funzione delle sinapsi, ovvero le connessioni tramite cui le cellule nervose nel cervello comunicano tra loro.
Implicazioni per la comprensione e la diagnosi dell’Alzheimer
Il ruolo dei geni e del sistema immunitario
Il team di ricerca ha scoperto che un percorso agisce attraverso gli effetti delle proteine amiloide e tau, mediato dal gene di rischio dell’Alzheimer APOE, noto da decenni. Il secondo percorso importante si basa in gran parte sulla reazione del sistema immunitario, causata, tra gli altri fattori, dagli effetti dei geni TMEM106B e CHI3L1, che giocano un ruolo nel trasporto di componenti cellulari e nella regolazione delle risposte infiammatorie.
Differenze legate al sesso nella frequenza dell’Alzheimer
L’analisi del cromosoma X (che determina il sesso biologico) e le analisi genome-wide stratificate per sesso hanno fornito nuove intuizioni sulle differenze precedentemente inspiegate nella frequenza della malattia di Alzheimer tra uomini e donne. Alcuni geni portano a effetti misurabili in relazione ai biomarcatori dell’Alzheimer solo negli uomini o solo nelle donne, con alcune scoperte che suggeriscono addirittura effetti opposti tra i due sessi.
Prospettive future
Complessivamente, il lavoro pubblicato mostra nuovi modi per aiutare a comprendere meglio le cause della malattia di Alzheimer. Idealmente, dimostra che il metodo di analisi multivariata, ovvero combinata di biomarcatori, utilizzato per la prima volta, può anche migliorare la diagnosi della malattia di Alzheimer o addirittura permettere di diagnosticarla in uno stadio più precoce. Tuttavia, per confermare questi risultati, è necessario validarli in campioni indipendenti, come è consuetudine nella scienza.
Lo studio è stato finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca.