Nel corso del XIX secolo, in Inghilterra, si diffuse un’isteria collettiva riguardante una presunta malattia chiamata spermatorrea, caratterizzata da una eccessiva fuoriuscita di sperma causata da attività sessuali illecite o eccessive. Questa condizione, che colpiva principalmente gli uomini della classe media, venne trattata con cure estreme e invasive, ma in realtà non era altro che un fenomeno culturale senza alcun fondamento scientifico.
Le origini della spermatorrea
Un fenomeno culturale
La spermatorrea non era una vera e propria malattia, ma piuttosto un fenomeno culturale tipico dell’epoca vittoriana. Le prime menzioni di questa condizione risalgono agli anni ’40 del 1800 e furono influenzate dall’opera di Claude Francois Lallema, il cui trattato sulla spermatorrea fu tradotto nel 1847.
Sintomi e cause presunte
Inizialmente, la spermatorrea veniva considerata una malattia sessuale a sé stante, con sintomi specifici, ma in seguito fu descritta come un sintomo di eccessiva fuoriuscita di sperma. Le cause attribuite a questa condizione erano molteplici e spesso legate a uno stile di vita ritenuto “eccessivamente domestico”. Tra le presunte cause vi erano l’uso di pantaloni di flanella, la vescica piena, il dormire supini, i letti morbidi, il sedersi davanti al fuoco, la lettura eccessiva di letteratura sentimentale e il sedersi in carrozza ferroviaria. Tuttavia, la masturbazione veniva considerata la causa principale.
La “cura” della spermatorrea
Il ruolo dei chirurghi
La cura della spermatorrea non era affidata ai medici convenzionali, ma ai chirurghi, che in quel periodo non godevano dello stesso prestigio di oggi. Questa malattia rappresentò per loro un’opportunità per affermarsi come esperti nel campo e migliorare il proprio status sociale.
Trattamenti estremi
Le cure proposte variavano, alcune delle quali erano particolarmente invasive e dolorose. Tra i trattamenti più “gentili” vi erano le sanguisughe anali, clisteri, lassativi, diuretici e supposte. Una cura particolarmente crudele prevedeva l’inserimento di anelli metallici irritanti nel pene, così da scoraggiare la masturbazione. Un altro trattamento comune era la cauterizzazione, che mirava a distruggere le terminazioni nervose del pene per renderlo insensibile all’eccitazione.
Storie di successo?
Nonostante le cure tortuose, vi fu un piccolo gruppo di chirurghi che riuscì a produrre raccolte di storie di successo sessuali. Questi chirurghi adottarono un approccio più olistico, discutendo le esperienze sessuali nel contesto delle relazioni e ponendo particolare attenzione alle dimensioni psicologiche ed emotive della vita erotica. L’obiettivo era quello di tranquillizzare e consigliare gli uomini ansiosi, aiutandoli a ritrovare la potenza sessuale. Tra i trattamenti proposti vi erano tonici, esercizio regolare, bagni freddi e “rapporti sessuali moderati”.
La fine di un’epoca
Accanto ai chirurghi vi erano anche i ciarlatani, che sfruttavano la disperazione degli uomini troppo impauriti di essere etichettati come maniaci sessuali. Tuttavia, con l’entrata in scena dei ciarlatani, i chirurghi iniziarono a sottolineare che la malattia non era affatto comune, e che la vera epidemia era la “falsa spermatorrea”. Nonostante la condizione immaginaria, la spermatorrea contribuì a far comprendere ad alcuni chirurghi l’interconnessione tra sessualità e psicologia.