Quasi sessant’anni dopo il primo lancio di un reattore nucleare nello spazio da parte della NASA, gli Stati Uniti si preparano a ripetere l’impresa con un nuovo progetto all’avanguardia. Scopriamo insieme i dettagli e le potenzialità di questa tecnologia che potrebbe rivoluzionare l’esplorazione spaziale.
Il passato e il futuro dei reattori nucleari nello spazio
Il primo reattore nucleare nello spazio: SNAP10A
Il 3 aprile 1965, la NASA fece storia lanciando il SNAP10A, il primo sistema di propulsione elettrica nucleare mai inviato nello spazio. Questo reattore, progettato per fornire almeno 500 watt di energia per un anno o più, cessò di funzionare dopo soli 43 giorni a causa di un guasto. Da allora, nessun altro reattore nucleare statunitense ha raggiunto l’orbita terrestre, lasciando il SNAP10A in una solitaria orbita prevista di 4.000 anni.
Il nuovo progetto JETSON
Dopo decenni, l’Air Force Research Laboratory degli Stati Uniti ha deciso di finanziare un nuovo progetto per la realizzazione di un’astronave nucleare. Lockheed Martin, SpaceNukes e BWX Technologies hanno ricevuto un finanziamento di 33,7 milioni di dollari per progettare e sviluppare questa nuova astronave nucleare, nell’ambito del programma Joint Emergent Technology Supplying On-Orbit Nuclear (JETSON) High Power.
Le potenzialità dei reattori nucleari per l’esplorazione spaziale
La necessità di energia nello spazio
Lo spazio è immenso e per esplorarlo è necessaria una grande quantità di energia. Questo non rappresenta un problema per le sonde dirette verso il Sole, che possono sfruttare l’energia solare grazie a pannelli fotovoltaici. Tuttavia, per missioni in zone più lontane dal Sole o per missioni con equipaggio verso Marte e oltre, i reattori nucleari potrebbero rappresentare la soluzione ideale.
La tecnologia JETSON
Secondo Lockheed Martin, i pannelli solari convenzionali generano energia equivalente a circa sei lampadine. Il progetto JETSON, invece, prevede l’utilizzo di un reattore a fissione per generare calore, che verrà poi trasferito a motori Stirling per produrre tra i 6 e i 20 kilowatt di elettricità. Questo rappresenta una potenza quattro volte superiore a quella dei pannelli solari tradizionali, senza la necessità di essere in continua esposizione alla luce solare.
Attualmente, il progetto si trova nella fase di revisione del design preliminare, con la speranza di passare presto alla fase critica. Questo nuovo passo nell’esplorazione spaziale potrebbe aprire la strada a viaggi interplanetari più efficienti e a lungo termine, dimostrando ancora una volta il potenziale illimitato della tecnologia nucleare nello spazio.