Ormai è sempre più diffusa la modalità di pagare senza contanti e semplicemente attraverso uno smartphone, senza nemmeno dover avvicinare una carta di credito. C’è però un uomo che è arrivato ben oltre ed effettua i pagamenti semplicemente avvicinando la mano ad un lettore contactless.
Questa è la storia, che ha dell’incredibile, di Patrick Peuman, guardia di sicurezza olandese di 37 anni. Negli ultimi 3 anni si è fatto impiantare nel corpo a livello sottocutaneo ben 32 microchip e con ciascuno di questi svolge la varie necessità e comodità della vita, anche quotidiane.
Questi microchip sottocutanei non consentono a Peuman solamente di pagare la spesa al supermercato o in un qualsiasi altro bene in un negozio fisico, ma anche di aprire la porte, il cancello di casa, il proprio garage o ancora pagare le corse dei mezzi pubblici.
C’è chi non si farebbe mai inoculare nel proprio corpo nulla di estraneo, fra cui il famoso vaccino contro il Covid. Peuman non sarebbe più in grado di vivere senza questi microchip, perché per lui costituiscono una comodità ormai indispensabile alla quale non poter rinunciare. Non ha alcuna paura per la sua privacy.
L’uomo è diventato così famoso in tutto il mondo ed intervistato dalla BBC non ha nascosto tutta la propria euforia: “Mi viene da sorridere quando vedo le altre persone prendere il portafogli per pagare, digitare pin sui Pos. I mezzi si evolvono e per me la scelta migliore è di sfruttare tutta la comodità che possono offrirci”.
Vantaggi e dubbi di tipo etico
La Walletmor, azienda specializzata nell’impiantare microchip sottopelle, ha evidenziato l’operazione non provoca più di un leggero pizzicore, per un chip grande quanto un chicco di riso e pesante meno di un grammo. Si tratta in fondo di piastrine a base di un biopolimero, materiale di origine naturale.
Tra i vantaggi c’è il fatto che questi chip funzionano perfettamente senza limiti di spazio, in Europa come in Sudamerica, in Asia come in Australia». La tecnologia è inoltre la stessa di quella dei sistemi contactless già utilizzati e non comporterebbe alcun problema per la salute.
Non è questo l’unico caso di persona che usa questa tecnologia. Già oltre vent’anni fa il professore britannico Kevin Warwick sperimentò un microchip sotto la propria pelle. La tecnologia da allora è molto cambiata e ora è sicura e la si potrebbe intendere come un’estensione dell’internet delle cose.
Il beneficio maggiore che potrebbero esprimere questi microchip sottocutanei riguarderebbe l’ambito medico e sanitario. Probabilmente il futuro sarà questo, pur al prezzo di dover condividere dati e informazioni sensibili che già peraltro accettiamo di scambiare in cambio di altre comodità tecnologiche.