L’intero mondo del calcio era stato scosso nel luglio del 2019. Sinisa Mihajlovic, allenatore serbo del Bologna, aveva annunciato in lacrime di avere la leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue che si sviluppa nel midollo.
Il tecnico del Bologna aggiunse in quell’occasione: «Non sono lacrime di paura, so che la vincerò». Così è stato. Mihajlovic affrontò il percorso di cure senza mai rinunciare al ruolo di allenatore, nonostante la battaglia più dura della sua vita.
Nell’ottobre del 2019 Sinisa raggiunge il culmine delle cure con il trapianto di midollo. Neanche un mese dopo verrà dimesso per tornare a una vita quasi normale, seppure con tutti i controlli necessari per monitorare la situazione. Nell’Estate del 2020 arrivò anche il Covid, superato di slancio.
Ora è giunta la notizia che mai nessuno avrebbe voluto ascoltare. Sinisa Mihajlovic è costretto di nuovo a fermarsi per combattere la ricomparsa della malattia. Per spiegarla meglio, c’è la necessità di affrontare un percorso terapeutico per scongiurare il riaffacciarsi della malattia.
Questa esigenza deriva dal fatto che dalle ultime analisi sono emersi campanelli di allarme, che lasciano presagire la ricomparsa della leucemia. Il percorso precedente era stato lungo, ora fortunatamente la situazione sembra essere meno grave.
La ricaduta della malattia è un’evenienza molto frequente, circa la metà dei malati hanno una recidiva a distanza di tempo, spesso nei primi anni. Ci sono però ampie possibilità di nuovi farmaci che permettono di affrontare e contrastare la ricomparsa della malattia.
Da parte sua, il tecnico del Bologna ha mostrato la voglia di vivere e la vena combattiva di sempre: “Si vede che questa malattia è molto coraggiosa per avere ancora voglia di tornare ad affrontare uno come me… Va bene, sono qui: se non gli è bastata la prima lezione, gliene daremo un’altra”. Forza Sinisa.