In criminologia, ma anche nel linguaggio comune, il termine killer fa riferimento a chi, volontariamente, compie un omicidio. Killer possiamo benissimo tradurlo come assassino. Il serial killer, invece, è colui che commette omicidi multipli.
Solitamente il serial killer sceglie vittime che tra loro possono avere caratteristiche comuni come età, sesso o professione. Non sono assolutamente rari, infatti, i casi di omicidi che riguardano le prostitute tanto che rappresenta la seconda causa di morte della categoria.
Se si tratta di un serial killer si è visto che questo generalmente comincia con l’uccidere le prostitute. Successivamente passa a vittime più impegnative come le “donne comuni”. C’è sempre un percorso preciso nell’attività dei killer professionisti.
Si è visto, nelle varie casistiche, che queste vittime, rispetto a chi compie l’omicidio, rappresentano un’altra persona, generalmente legata al passato, che in loro può generare un sentimento di rabbia o di compulsione che può aver causato precedentemente traumi infantili.
Problematiche dei serial killer
Non è raro che un assassino, da bambino o adolescente, sia stato vittima di bullismo oppure abbia subito abusi sessuali o di altro genere. Tutto questo si riflette in bassa autostima e, nei confronti della società, in un senso di inadeguatezza.
Sono proprio gli omicidi commessi a rappresentare una sorta di compensazione che dona loro una sensazione di riscatto sociale. Per questa serie di motivi, aggiunta alla capacità di non provare empatia, non è raro che gli avvocati difensori si appellino all’infermità mentale.
In alcuni sistemi giudiziari però, come quello degli Stati Uniti, questa richiesta non viene accettata perché l’infermità mentale prevede che non ci sia distinzione da parte di chi compie l’atto di bene e male, mentre solitamente questi atti criminali vengono premeditati ed organizzati.
Così se la cavano impunemente
Farla franca in realtà è piuttosto facile perché la vittima spesso non sospetta, ovviamente, che sarà uccisa. Questo vale anche per tutte le persone che appartengono a gruppi sociali particolari definiti “a rischio” come prostitute e membri delle gang.
Queste due categorie solitamente non lavorano nella legalità e, pertanto, molto spesso la polizia potrebbe non venire coinvolta. Le ragioni per cui gli omicidi spesso permettono a chi li commette di passare inosservati sono, però, anche altre.
A volte chi commette omicidi può appartenere e vivere in una nazione diversa o in un paese diverso e questo vorrebbe dire coinvolgere forze dell’ordine appartenenti a zone diverse e che queste, dunque, devono collaborare tra loro rendendo più macchinoso il tutto.
Questo fa anche sì che gli agenti di polizia ricevano informazioni incomplete. Molti omicidi probabilmente vengono costantemente scambiati per incidenti e suicidi; in questo la società può giocare a favore di un assassino.
Non è affatto insolito che ai tempi odierni per problemi familiari e tensioni familiari o per la solitudine le persone spariscano per giorni o mesi facendo perdere le loro tracce. Un esempio di assassino è quello di Maceo che colpiva persone senzatetto durante le ore di sonno.
Ciò che lasciò più scioccata la comunità furono i commenti che la gente lasciava sotto le notizie degli assassini riportati sui social che elogiavano Maceo come qualcuno che voleva ripulire il quartiere o la città dalla spazzatura aumentando dunque il valore di quel luogo.
Questo dovrebbe far riflettere perché, nonostante la morte, soprattutto se venuta per mano di un altro uomo, lasci tutti indignati, c’è una fetta di società che spegnendo qualsiasi emozione, in alcune condizioni, la può vedere come un fatto normale o, addirittura, da elogiare.