La situazione Covid è molto incerta e preoccupa tutta la popolazione mondiale. Per tale motivo ci sono molte domande, molti dubbi e tante incertezze. Tutto ciò ha portato molti studiosi a fare delle ricerche e cercare di capirne un po’ di più.
Grazie agli studi effettuati, alcuni scienziati dell’Institute for Systems Biology di Seattle hanno identificato quattro fattori di rischio che possono essere utili e fondamentali per poter prevedere se una persona svilupperà un Long COVID-19.
Quali sono quindi questi fattori?
Si è riscontrato che vi è una grande quantità di SARS-COV-2 ( ovvero Materiale genetico) nel sangue proprio all’inizio dell’infezione ed anche la presenza dell’anticorpo Anti-IFN-a2, che al momento della diagnosi prediceva sintomi respiratori di Long Covid.
La presenza di questi elementi causare un malfunzionamento delle cellule immunitarie e incrementare la produzione di molecole infiammatorie nel corpo. Un altro fattore di rischio è quello del diabete 2 di tipo preesistente.
I ricercatori hanno anche esaminato altri cinque anticorpi aggiuntivi che si legano alle proteine nel nucleo della cellula e sono stati collegati a vari disturbi di malattie autoimmuni, tra cui il lupus e l’artrite reumatoide.
Un altro importante fattore di rischio è l’EBV (virus di Epstein-Barr), soprattutto in età adulta, riattivato con l’infezione da coronavirus. Questo virus torna sulla scena dopo essere stato accostato allo sviluppo di un’altra malattia, la sclerosi multipla.
I sintomi del Long Covid
L’ obiettivo della ricerca era quello di individuare i tratti comuni tra i pazienti che hanno continuato a sviluppare un Long COVID-19. L’indagine sui 309 partecipanti, analizzando campioni di sangue in diversi momenti dell’infezione, ha permesso di ottenere alcune risposte.
I sintomi più comuni del Long Covid, più o meno rilevanti, sono tosse, affaticamento, mancanza di respiro, diarrea, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, perdita del gusto e dell’olfatto, fino anche a dolori muscolari, mal di testa.
In generale, i ricercatori hanno riscontrato che i sintomi virali respiratori erano i più comuni, seguiti da sintomi neurologici, perdita del gusto e dell’olfatto e sintomi gastrointestinali. La sindrome di Long Covid prevede che i sintomi perdurino da almeno due mesi, anche se oscillanti.
Si è potuto vedere, grazie agli studi, che dentro gruppo una grande maggioranza ha presentato almeno uno dei quattro fattori di rischio appena identificati. Non c’è certezza sul rischio maggiore legato al diabete, viste le numerose patologie concomitanti con esso (ad esempio ipertensione).
I quattro fattori di rischio erano collegati a un LONG COVID indipendentemente dal fatto che l’infezione iniziale del paziente fosse grave o lieve. La long Covid può colpire in maniera diversa, con sintomi più o meno rilevanti e duraturi.
L’ obbiettivo futuro dei ricercatori sarà di esaminare altri pazienti in modo da confermare ulteriormente tutto ciò, dato che questi dati sugli anticorpi suggeriscono che potrebbero esserci diversi meccanismi che guidano i vari sottotipi di LONG COVID.