Gli astronomi sono rimasti di stucco, osservando i segnali radio emessi da distanti nebulose, in fase esplosiva. I ricercatori hanno trovato infatti tra le scorie di queste implosioni tracce di molecole complesse, a volte addirittura organiche.
Non si pensava che i composti organici (contenenti atomi di carbonio) potessero mai sopravvivere alla potente radiazione emessa da una nebulosa. Questa è una scoperta da considerarsi importante nell’ambito astronomico.
I ricercatori dell’Università dell’Arizona, hanno individuato emissioni radio compatibili con quelle di tre diverse molecole organiche, in ben cinque nebulose planetarie verificatesi all’interno della Via Lattea.
Le cosiddette “esplosioni stellari” danno origine al 90% della materia presente nello spazio (o mezzo) interstellare. In questa chiave tale ricerca è importantissima, poiché potrebbe fornirci nuove informazioni sul processo di formazione dei pianeti.
La caratteristica più sorprendente di questa faccenda è che le nebulose planetarie osservate dagli astronomi si trovavano molto oltre quella zona di Via Lattea che gli studiosi hanno denominato come “Zona Galattica Abitabile”, dove sarebbe possibile la sopravvivenza della vita.
Questa nuova scoperta ha portato gli studiosi a mettere in dubbio quell’assioma secondo il quale, oltrepassata questa zona, le reazioni chimiche necessarie a formare molecole organiche semplicemente non si verificassero.
Questo rinvenimento non costituisce certo una prova dell’esistenza di vita oltre il nostro pianeta, poiché la presenza di molecole di carbonio vi è ben lontana. Gli astronomi potrebbero elaborare nuove ipotesi su come sia possibile sopravvivere o trovare altre forme di vita altrove nella galassia.