Quello che era diventato un, per fortuna si è rivelato un problema che ha smesso di esistere
Il ritorno sulla Terra dei frammenti del lanciatore spaziale cinese Changzheng (CZ-5B) spedito nello spazio il 29 Aprile, per portare in orbita il primo modulo della nuova stazione spaziale cinese che dovrebbe essere pienamente operativa a partire dal 2022, erano diventati motivo di preoccupazione per molti abitanti della Terra, soprattutto quelli che occupano i paesi del Mediterraneo e in particolar modo l’Italia, ma per fortuna sono finiti nell’Oceano Indiano a nord delle Maldive nella notte tra l’8 e il 9 Maggio scorsi.
Infatti, nonostante le rassicurazioni del Ministero degli Esteri Cinese che prevedeva una quasi totale disintegrazione del modulo appena fosse entrato in contatto con l’atmosfera terrestre, c’erano molte indicazioni che facevano pensare ad una caduta incontrollata sulla Terra con il rischio, seppur basso, di colpire centri abitati e di causare danni e vittime.
Proprio questa incertezza e, a tratti, superficialità del governo cinese, ha spinto l’amministratore della NASA Bill Nelson a fare una dichiarazione dura e improntata alla grande responsabilità che ogni Stato deve assumersi quando effettua una missione spaziale.
Nelson ha dichiarato che è necessario che ogni nazione che ha ambizioni spaziali e che, per questo, invia moduli di grandi dimensioni in orbita, deve assicurarsi che i rischi per persone e proprietà presenti sulla Terra siano minimi nel momento in cui l’oggetto spaziale fa il suo rientro. E, fattore altrettanto fondamentale, ogni nazione deve essere trasparente riguardo le sue operazioni nello spazio e gli spostamenti dei suoi oggetti spaziali.
Sempre secondo Nelson, è evidente che la Cina non è in grado di soddisfare gli standard di sicurezza per quanto riguarda i propri detriti spaziali, visto che ha fatto rientrare un razzo di circa 30 metri in maniera incontrollata.
La Cina aveva sostenuto che buona parte di ciò che rimaneva del suo razzo si sarebbe disintegrato a contatto con l’atmosfera e ciò che ne fosse rimasto, molto probabilmente, non avrebbe causato alcun danno a persone o cose. Fortunatamente è andata proprio così, ma non ci si potrà affidare un’altra volta alla fortuna, nulla deve essere lasciato al caso.
Le parole di Nelson sono così chiare e dure perché questo non è stato il primo rientro incontrollato della Cina; infatti, era già successo nel 2018, quando la stazione spaziale cadde, sempre per fortuna, nell’Oceano Pacifico e nel 2019, quando la sua orbita venne deviata giusto in tempo per impedirgli di procurare danni.
Il rischio che i detriti potessero colpire talune località in Italia aveva messo in moto la nostra Protezione Civile con avvisi alla popolazione.