Oscar Wilde diceva che parlare del tempo caratterizzava le persone prive di fantasia, ma non era a conoscenza di quanto potessero essere interessanti le condizioni meteorologiche di pianeti e lune lontani dalla Terra.
Vediamo insieme quattro climi particolari scoperti dagli scienziati su questi mondi così distanti da noi.
WASP – 76b
Questo esopianeta caldo è stato scoperto nel 2013. Caratterizzato da dimensioni mostruose per noi terrestri (è grande circa il doppio di Giove) e da una temperatura di oltre 2000 gradi, che causa la fusione e l’evaporazione di molti materiali che sulla Terra sono solidi.
Uno studio del 2020 ha indicato come, tra questi materiali, sia presente anche il ferro che, sul lato diurno dell’esopianeta, a causa delle elevate temperature viene reso gassoso, raggiunge l’atmosfera, e poi, una volta passato nel lato notturno dove le temperature sono più basse, si condensa e piove letteralmente dal cielo. Una pioggia di ferro è un caso più unico che raro, al momento, non conosciamo altri pianeti in cui questo fenomeno accade.
Titano
Sulla superficie di Titano scorrono liquidi, come avviene con i fiumi sulla Terra ma, a differenza del nostro pianeta, non si tratta di acqua bensì di miscele di idrocarburi. Noi siamo soliti utilizzare quest’ultimi come carburante ma, su Titano, fa molto freddo e ciò permette a questi elementi di restare allo stato liquido formando dei laghi.
I vulcani ghiacciati presenti su questa luna di Saturno sparano nell’atmosfera gli idrocarburi, formando nuvole da cui poi si origina la pioggia. Non è una pioggia simile alla nostra ma è caratterizzata da una frequenza bassissima (dello 0,1% circa) e con gocce decisamente più grandi di quelle a cui siamo abituati (le dimensioni stimate sono di 1 cm). Inoltre, queste precipitazioni avvengono fino a cinque volte più lentamente, per via della ridotta forza gravitazionale.
Marte
L’assenza di un campo magnetico espone il pianeta rosso alla forza del Sole che strappa a forza parte dell’atmosfera superiore del pianeta, lasciando solamente uno strato sottile, composto in prevalenza da anidride carbonica. Quando Ingenuity, l’elicottero della Nasa, ha permesso di realizzare il primo volo a motore su Marte, si è visto chiaramente che le pale del rotore fornivano pochissimo sollevamento, circa il 2% di quello ottenibile sulla Terra.
Giove
Già la sonda Voyager 1, quando sorvolò Giove nel 1979, notò la presenza di fulmini sul pianeta. Caratteristica nuovamente rilevata dalla sonda Juno, nel 2016.
Sul nostro pianeta, la maggioranza dei fulmini si concentra nelle zone adiacenti all’equatore. Tuttavia, su Giove, l’atmosfera particolarmente stabile fa sì che questi fenomeni si evidenzino vicino alle regioni polari. Inoltre, l’origine dei fulmini è differente: se sulla Terra si formano a partire da gocce d’acqua molto raffreddate, su Giove i fulmini originano da palle di neve di ammoniaca. Le tempeste sono molto frequenti sul gigante del nostro sistema solare e la loro analisi permetterà di studiare e comprendere nel dettaglio le caratteristiche atmosferiche di Giove.
E dopo questo breve resoconto, non lamentiamoci più del meteo che fa sulla Terra!