Una premessa: al momento la prevenzione per il Covid è ottenuta con la vaccinazione. Ci sono delle terapie ospedaliere sperimentali che vengono somministrate in alcuni casi; così è stato, ad esempio, per l’ex presidente americano Trump.
Gli studi della scienza sono innumerevoli, però non privi di insuccessi e, al momento, non c’è nessuna efficace soluzione per curare il Covid sull’uomo, a parte, in modo preventivo, con la vaccinazione. Però, gli esperimenti vanno avanti, e in laboratorio si stanno cominciando ad ottenere i primi promettenti risultati.
Gli scienziati sono riusciti a bloccare la replicazione del COVID-19 con un tasso di successo quasi totale nei polmoni dei topi. Non è tutto: oltre a funzionare contro le varianti di SARS-CoV-2, questo metodo sarebbe efficace anche contro i coronavirus correlati come SARS e MERS. Se le sperimentazioni trovassero riscontri positivi anche sugli esseri umani, potrebbe significare essere preparati per qualsiasi tipo di virus la natura avesse in serbo.
Il professor Nigel McMillan, della Griffith University, ha dichiarato a IFLScience che il suo gruppo stava lavorando sull’uso di una tecnologia a RNA chiamata “Knock down”, o silenziamento genico, da molto prima che apparisse COVID-19. Conosciuto come short-interfering RNA (siRNA), questo approccio consiste nel fare letteralmente a pezzi il genoma del virus, impedendogli di replicarsi.
McMillan afferma di aver iniziato le sperimentazioni con i virus che causano il cancro, come il famigerato papillomavirus umano, meglio noto come HPV.
Il gruppo di ricerca ha anche sviluppato nanoparticelle lipidiche in grado di trasportare il filamento artificiale di nucleotidi agli organi in cui il virus rappresenti una minaccia, sfruttando il flusso sanguigno; la sua efficacia è stata dimostrata grazie a una significativa riduzione di tumori nei topi. Nonostante la probabilità che la tecnica possa essere utilizzata per trattare le neoplasie della cervice uterina, il team di McMillan non ha trovato un partner commerciale per testarne la sicurezza e l’efficacia sugli esseri umani.
Gli impressionanti frutti del progetto di McMillan e della squadra che coordina, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Molecular Therapy, e attestano che i metodi sperimentati impediscono al virus COVID-19 di replicarsi nei topi con un successo del 99,9% e senza apparenti effetti collaterali.
Il docente ha iniettato ai roditori nanoparticelle contenenti siRNA lo stesso giorno in cui sono stati infettati dal virus, seguite da altre somministrazioni successive. Resta, quindi, da dimostrare quanto bene la terapia funzioni su pazienti ricoverati in ospedale con sintomi in stadio avanzato. Ma McMillan è fiducioso e spiega: “Ci vogliono solo 20 minuti perché le particelle inizino a separarsi dal flusso sanguigno”.
Sebbene la ricerca si focalizzi sui polmoni, studi precedenti hanno dimostrato che le nanoparticelle sono in grado di raggiungere la maggior parte degli altri organi che COVID-19 danneggia, inclusi cuore e fegato. “Ovunque tranne il cervello e forse i nervi”, ha detto McMillan a IFLScience. Si ritiene che la capacità di SARS-CoV-2 di replicarsi nel cervello contribuisca ai “postumi del COVID-19 a lungo termine”, ma, secondo McMillan, i topi sarebbero in grado di sopravvivere molto facilmente.
Una possibile speranza per l’umanità. Un gruppo di ricerca, inoltre, ha dimostrato le potenzialità del siRNA contro il COVID-19 mediante somministrazione nasale, ma, secondo McMillan, quessta modalità perderebbe di efficacia una volta che l’infezione è già diffusa.
Anche se tutte le fasi avranno successo, passeranno anni prima che il trattamento possa essere reperibile in farmacia. “L’umanità dovrà convivere con il COVID-19 e le sue varianti per molto tempo” afferma McMillan, pertanto si spera che in un futuro non troppo lontano questo farmaco possa trovare efficace applicazione sull’uomo.