Due anni di pandemia da COVID hanno lasciato conseguenze sulla psiche della popolazione mondiale, al punto tale che l’organizzazione mondiale per la sanità ha dovuto dichiarare l’allarme per la tutela della nostra salute mentale, enunciando anche una serie di consigli e precauzioni per riuscire a non farsi sopraffare dalla situazione.
Secondo gli studi condotti, infatti, la pandemia avrebbe causatoun notevole aumento di persone affette da problemi di ansia e depressione, accendendo i riflettori su un argomento troppo spesso trattato in modo superficiale.
Nei lunghi periodi di lockdown, in Italia si sono verificati ben 42 suicidi (alcuni dei quali fra persone che lavoravano in ambito sanitario) e altri 36 tentativi fortunatamente non riusciti.
Che si tratti di bambini, adulti, adolescenti o anziani, chiunque in un modo o nell’altro ha fatto i conti con le restrizioni emanate dal governo e con tutte le sue conseguenze. Si è diffuso un generale senso di incertezza e di ansia verso il presente e soprattutto il futuro ed è ben noto come, quando l’ansia va oltre un ben preciso limite, si trasforma in angoscia, apatia, insicurezza e nei casi peggiori, in panico.
Secondo il parere di alcuni esperti del settore, abbiamo già vissuto tre degli stadi principali della pandemia. La prima attinente alla scorsa primavera, con il primo lockdown nazionale, durante il quale dilagava una gran confusione e soprattutto disagio fra la gente. È avvenuto tutto troppo in fretta e le persone hanno dovuto abituarsi velocemente alle disposizioni senza aver avuto il tempo necessario per l’elaborazione di quello che stava accadendo.
Fu un vero e proprio trauma. Anche se all’inizio la situazione non sembrava così disastrosa, soprattutto per l’ottimismo che si cercava di ostentare sui balconi e online, ben presto il clima divenne cupo e deprimente.
Così come accade nei periodi di guerra, il numero di persone affette da disturbi mentali sembrava stesse calando, ma, andando avanti, i dati non sono rimasti così incoraggianti.
A partire dal periodo estivo 2020 è cominciata la seconda fase, quella in cui eravamo tutti speranzosi e convinti che saremmo usciti presto da questa situazione, confortati dal fatto che i contagi erano in costante diminuzione e che il virus sembrava essere diventato più debole. Dopo la delusione ricevuta dall’aumento delle vittime a cavallo fra i mesi di settembre e ottobre, ha avuto inizio la terza fase, quella di maggiore depressione.
Molte persone, stremate dai sacrifici che avevano dovuto fronteggiare sino a quel momento, di fronte alla certezza che tutto stava di nuovo peggiorando, non hanno retto psicologicamente.
Il Covid ha cambiato i rapporti tra le persone: la percezione che possano essere pericolosi ha fatto sì che tutti evitino tutti. Le grandi città spaventano. Tante persone hanno perso il proprio lavoro. C’è un notevole disagio sociale di cui non si parla, si discute di altre tematiche che sono di certo rilevanti, ma dissociate dalla realtà. I bambini e i ragazzi hanno una vita sociale limitata. E tutti soffrono, in maniera spaventosa, di quello che in gergo è definito disturbo da stress post traumatico.
Il dopo come sarà? Nessuno lo sa. Siamo in una fase nuovamente ottima, migliore della scorsa estate per quanto concerne il controllo della pandemia, ciò anche per effetto della vaccinazione di massa, che per altro è in parte inficiata dai cosiddetti no vax, coloro che rifiutano il vaccino per vari motivi.
La fase è delicatissima, lo si osserva dall’Inghilterra, dove dopo l’ottimismo per il forte contenimento della pandemia derivante dalla vaccinazione di massa, però con criteri disapprovati dagli esperti (una prima dose del vaccino a tutti per iniziare, mentre i richiami avvengono con fortissimi ritardi), le varianti del Covid hanno impennato i casi a numeri allarmanti.
Vari esperti sostengono che non ci libereremo presto del Covid. E se anche in Italia avremo un aumento dei casi e conseguenti nuove restrizioni, la normalità sarà ancora lontana. E la nuova normalità sarà forse differente da quella dell’era pre-covid.
Si dovrebbe iniziare a discutere di come potrebbe essere la nuova normalità, attivare centri di ascolto con supporto psicologico per tutti coloro che vivono disagi. Ma al momento si fa troppo poco o niente.