Superato il minimo del ciclo di Gleissberg: cosa ci attende nei prossimi decenni?
Il Sole ha recentemente superato il minimo di uno dei suoi cicli più lunghi e misteriosi: il ciclo di Gleissberg, un fenomeno che si sviluppa su un arco di circa 80-100 anni. Secondo uno studio pubblicato su Space Weather e coordinato da un team di ricerca dell’Università del Colorado a Boulder, ci troviamo di fronte a un possibile aumento dell’attività solare per i prossimi 50 anni. Ma attenzione: la scienza mette in guardia dall’affidarsi a previsioni troppo nette. L’imprevedibilità del Sole è ancora uno dei grandi enigmi dell’astrofisica.
Un ciclo lungo e complesso che si sovrappone a quello undecennale
Siamo abituati a parlare del ciclo solare di 11 anni, durante il quale le macchie solari aumentano e poi calano in intensità. Attualmente siamo nel 25° ciclo da quando sono iniziate le osservazioni nel 1755: iniziato nel 2019, ha toccato il suo massimo nel 2024. Tuttavia, questa è solo una parte del quadro.
A livelli più profondi, il comportamento del Sole è modulato da cicli più lunghi, tra cui spicca proprio quello di Gleissberg. Questo ciclo non è ancora completamente compreso: la sua durata esatta è oggetto di dibattito, anche se si stima che duri tra 80 e 100 anni. È considerato uno degli indicatori più attendibili per analizzare le tendenze a lungo termine dell’attività solare, ma le sue fasi sono difficili da quantificare con precisione.
Cosa suggeriscono i dati dai satelliti nelle fasce di Van Allen?
Gli scienziati hanno utilizzato dati raccolti dai satelliti della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), in orbita nelle fasce di Van Allen, regioni ad anello attorno alla Terra dove si accumulano particelle cariche provenienti dal vento solare. Qui entra in gioco un aspetto interessante: la quantità di particelle nelle fasce sembra inversamente proporzionale all’attività solare.
Dal 2022, i satelliti hanno registrato una netta diminuzione del flusso di particelle, segnando così – secondo gli autori dello studio – il superamento del minimo nel ciclo di Gleissberg. Questo potrebbe indicare l’inizio di una fase di maggiore attività del Sole, ma l’ipotesi va trattata con cautela.
Prevedere il Sole? Un’impresa ancora lontana
Il Sole è una macchina caotica e dinamica, e modellizzarne il comportamento a lungo termine resta una sfida. Gli esperti ricordano che ci sono troppe variabili in gioco: interferenze tra diversi cicli, fluttuazioni magnetiche e altri fenomeni che la scienza sta ancora cercando di comprendere. Ogni tentativo di previsione rischia di essere smentito dai dati successivi.
Inoltre, se anche l’attività dovesse effettivamente aumentare, bisognerà valutarne l’intensità e l’impatto sulla magnetosfera terrestre, sulle telecomunicazioni, sulla navigazione satellitare e persino sulla climatologia. Aumentate emissioni solari potrebbero generare tempeste geomagnetiche più frequenti, con conseguenze per la nostra tecnologia e la vita quotidiana.
Quali potrebbero essere le conseguenze?
Se davvero ci stiamo dirigendo verso decenni di intensa attività solare, potremmo assistere a un incremento di aurore boreali visibili a latitudini più basse, ma anche a un potenziale aumento di rischi per i satelliti e le infrastrutture elettroniche. Le emissioni solari più forti possono infatti interferire con i sistemi GPS, disturbare le comunicazioni radio e persino danneggiare le reti elettriche.
Allo stesso tempo, una maggiore attività del Sole potrebbe avere effetti indiretti anche sul clima terrestre, anche se questo legame è ancora ampiamente dibattuto nella comunità scientifica.