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L’arte dell’orientamento quando non esistevano le google maps

By Luigi Belli
Published 6 Gennaio 2024
5 Min Read
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Contents
La‌ navigazione ambientale: ‌un’arte anticaUno studio rivela l’arte della navigazioneMetodi di navigazione tradizionaliLa cartografia prima dei satellitiI cairn: segnali di pietraWaymarkers estremi: l’Everest

La‌ navigazione ambientale: ‌un’arte antica

L’uomo ha sempre avuto un legame profondo con‍ l’ambiente circostante, un rapporto che ‍si è manifestato⁤ anche nella capacità di orientarsi e trovare la strada in assenza di ⁣strumenti tecnologici. Prima dell’avvento di Google Maps e dei sistemi di navigazione satellitare, le popolazioni indigene e‌ gli antichi navigatori si affidavano⁢ a segnali naturali per attraversare distanze enormi. I marinai delle Isole Marshall, ad esempio, utilizzavano i modelli delle onde per ​orientarsi nell’Oceano Pacifico, mentre le comunità indigene Gwich’in‍ in Alaska seguivano⁣ le stelle per attraversare ⁣lo Yukon. In Malesia, il popolo⁤ Batek superava l’ostacolo della ‍fitta foresta pluviale imparando a orientarsi attraverso il ⁣ canto degli uccelli.

 

Uno studio rivela l’arte della navigazione

Un recente studio ha messo in‍ luce l’arte e la scienza della navigazione in paesaggi complessi, una ⁢competenza che poteva significare ​la differenza tra la vita e la morte per gli antichi popoli che attraversavano terreni potenzialmente pericolosi. La ricerca ha esaminato le tecniche di navigazione di 30 nazioni ⁤in tutto il mondo, creando la prima mappa globale del suo genere, che mostra come i problemi unici affrontati dagli esseri umani abbiano dato origine ‍a una varietà di‍ approcci alla navigazione.

“Il ‌nostro studio descrive metodi di orientamento così ⁤abili che​ sembrano incredibili⁤ per molti ⁣di noi che dipendono dal GPS per trovare la strada quasi ovunque”, ha affermato l’autore ⁣principale dello studio, il Dr. Fernandez Velasco. “Abbiamo trovato prove consistenti di come la diversità dei paesaggi in cui gli umani vivono si rifletta nella diversità delle culture navigazionali. La ricerca ‍attuale sulla navigazione nelle scienze cognitive non riflette questa ‍diversità. La ricerca ‌futura ⁣può non⁤ solo aiutarci a comprendere più profondamente il comportamento umano, ⁢ma può anche aiutarci a comprendere, preservare, rivitalizzare e adattare culture di navigazione incredibilmente ricche che svolgono un ruolo importante nel connettere le persone ai loro ambienti locali.”

Metodi di navigazione tradizionali

Uno dei metodi ⁤di navigazione tradizionali più ⁤affascinanti ma⁢ meno compresi è quello delle Te Lapa ⁤Lights, ⁢un ⁢misterioso bagliore oceanico che potrebbe ​aver guidato gli antichi navigatori polinesiani. Le abilità navigazionali ‌umane hanno infine portato all’arte e alla scienza della creazione di mappe, ⁣nota come‌ cartografia.‍ Ma vi siete ⁤mai chiesti come gli antichi popoli realizzassero mappe prima ⁣dell’invenzione⁢ del viaggio aereo e dei satelliti?

 

La cartografia prima dei satelliti

La creazione di mappe era il⁢ risultato di generazioni⁤ successive di viaggiatori, esploratori, geografi, cartografi, matematici, ⁢storici e altri studiosi che mettevano insieme ​frammenti disparati di informazioni. ⁤Questi primi prodotti si basavano su alcune misurazioni realistiche, ma anche su molte speculazioni, che ci hanno portato alla teoria della Terra piatta.

L’avvento dei⁤ satelliti ​ci ha permesso di conoscere la forma della nostra pianeta e ​di trovare la strada praticamente ovunque.‌ Tuttavia, anche⁣ tra le società che hanno a lungo trascurato ⁢il loro rapporto con la natura, gli esseri umani si affidano ancora a metodi tradizionali di orientamento.

I cairn: segnali di pietra

La parola “cairn” deriva dal gaelico scozzese e significa “mucchio di pietre”. Questi segnali sono costruiti per mostrare ai camminatori la strada su percorsi particolarmente confusi, come il famoso Camino de Santiago. Per questo​ motivo, il ‍Servizio dei Parchi Nazionali degli Stati Uniti ha chiesto ​alle persone di‍ non ‌costruire cairn solo per divertimento, poiché possono indurre in errore i camminatori. Dopo tutto,⁢ la pratica di costruire cairn va contro un principio fondamentale del trovarsi nella natura: ⁣non lasciare traccia.

Waymarkers estremi: l’Everest

In uno degli ambienti più estremi della Terra,‍ gli​ esseri umani hanno persino ⁤utilizzato i morti come segnali di​ orientamento. Morire sulla cima ‌dell’Everest significa probabilmente rimanere lì per sempre, motivo per cui la Rainbow Valley è diventata il luogo​ di riposo preferito‍ per​ coloro che ⁢non⁢ sopravvivono alla scalata verso il tetto del mondo.

Lo studio‍ è stato pubblicato su Trends in Cognitive ⁣Sciences.

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