Il dilemma del sonno condiviso
Il sonno è un aspetto fondamentale della nostra vita quotidiana, ma quando si tratta di condividerlo con un partner, le cose possono diventare complicate. Molti individui scelgono di dormire separati dal proprio compagno o compagna, una pratica nota come “sleep divorce”, per garantirsi un riposo più tranquillo e ininterrotto. Nonostante l’affetto che possiamo provare per il nostro partner, dormire insieme può talvolta essere controproducente. Una recente ricerca ha aggiunto nuove prove a questa discussione, prendendo spunto da un animale che, proprio come noi, non sempre sceglie le migliori condizioni per dormire.
Il comportamento dei topi e il “somatolonging”
Uno studio condotto da Ada Eban-Rothschild, assistente professore presso l’Università del Michigan, ha scoperto che i topi tendono a coccolarsi durante il sonno, anche se ciò può portare a un riposo meno ristoratore. I ricercatori hanno definito questa tendenza a cercare il contatto fisico prima di dormire “somatolonging”, un fenomeno osservato anche negli esseri umani. Durante la pandemia di COVID-19, molte persone hanno sperimentato il “somatolonging” a causa della mancanza di contatto fisico.
Gli esperimenti comportamentali condotti dal team hanno dimostrato che i topi sono disposti a sacrificare il loro luogo preferito per dormire e a tollerare una temperatura inferiore all’ottimale pur di coccolarsi con un compagno. Questo dimostra che sono genuinamente motivati dal contatto fisico con un altro individuo, a volte a proprio discapito.
Monitoraggio e sincronizzazione del sonno
Utilizzando dispositivi di monitoraggio wireless e registrazioni video, i ricercatori hanno potuto osservare l’attività cerebrale e il comportamento dei topi in un periodo di 24 ore. Hanno scoperto che i cicli di sonno/veglia erano sincronizzati negli individui che dormivano insieme, così come l’intensità del sonno.
Anche il timing del sonno REM, la fase del sonno in cui sogniamo, si è sincronizzato tra i topi maschi fratelli che dormivano insieme, ma non tra femmine o topi non familiari. Il team ha suggerito che il grado di sincronizzazione è influenzato da altri fattori interni, come il senso di sicurezza percepito dall’individuo.
Il costo del sonno condiviso
Tuttavia, insieme a questa sincronizzazione, c’è anche un costo nel dormire insieme. I topi che si coccolavano mostravano una fase di sonno non-REM significativamente più disturbata. Le prove video hanno dimostrato che ciò sembrava essere vero anche nei topi che non indossavano i dispositivi di registrazione wireless, escludendo quindi il disagio di questi dispositivi come causa del sonno disturbato. “Questi risultati suggeriscono che, sebbene i topi cerchino attivamente il contatto fisico prima di dormire e continuino a coccolarsi, la stretta vicinanza fisica con i conspecifici porta a una frammentazione del sonno non-REM”, hanno concluso gli autori.
Implicazioni per gli esseri umani
Lo studio stabilisce che i topi, come molti esseri umani, sono disposti a rinunciare a un sonno indisturbato se ciò significa poter coccolare un partner. Per quanto riguarda il motivo di questa scelta, gli scienziati non sono molto più vicini a una risposta. Gli autori sottolineano la necessità di ulteriori studi, evidenziando che i loro risultati vanno contro una delle principali ipotesi in questo campo fino ad oggi: che l’aggrupparsi insieme sia principalmente un mezzo per i mammiferi di mantenersi al caldo e sopravvivere in condizioni difficili.
Se la scelta fosse tra dormire da soli in una stanza calda o abbassare di qualche grado il termostato ma condividere il letto, quale sarebbe? Per i topi in questo studio, la risposta è chiara; per coloro che giacciono svegli dopo essere stati disturbati per la quinta volta in una settimana dal russare del partner, potrebbe essere una storia diversa.