La ricerca scientifica ha fatto un passo avanti significativo nella comprensione della demenza frontotemporale (FTD), grazie alla scoperta di una proteina chiave, la TAF15. Questo ritrovamento, ottenuto attraverso l’uso di tecniche neuropatologiche e molecolari avanzate, apre nuove strade per il trattamento di questa forma di demenza, che colpisce le aree frontali e temporali del cervello.
La demenza frontotemporale: un quadro clinico complesso
La FTD è una malattia neurodegenerativa che si manifesta con danni ai neuroni nelle aree frontali e temporali del cervello. I sintomi possono variare da comportamenti insoliti, problemi emotivi, difficoltà nella comunicazione, fino a problemi lavorativi e, in alcuni casi, difficoltà nel camminare. Generalmente, la FTD si presenta tra i 25 e i 65 anni, secondo quanto riportato dagli Istituti Nazionali di Sanità.
Un traguardo nella ricerca sulle malattie neurodegenerative
Le malattie neurodegenerative, che includono le demenze e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), sono caratterizzate dalla formazione di filamenti amiloidi da parte di specifiche proteine nelle cellule nervose del cervello e del midollo spinale. Un team multidisciplinare di ricercatori, tra cui esperti della Indiana University School of Medicine, ha identificato la proteina TAF15 come responsabile della formazione di questi filamenti amiloidi nelle cellule del cervello e del midollo spinale nei casi di FTD. I risultati sono stati pubblicati il 6 dicembre sulla rivista Nature.
La struttura dei filamenti amiloidi di TAF15
Il professor Bernardino Ghetti, eminente neuropatologo della Indiana University School of Medicine, ha studiato le demenze neurodegenerative per oltre 50 anni. Ghetti e il suo team hanno analizzato gli aggregati proteici provenienti dai cervelli di quattro persone affette da FTD e debolezza motoria. In collaborazione con colleghi del Regno Unito, i ricercatori hanno utilizzato tecniche neuropatologiche e molecolari, nonché la microscopia crioelettronica (cryo-EM) ad alta risoluzione, per scoprire la presenza dei filamenti amiloidi composti dalla proteina TAF15 in diverse aree cerebrali. È importante sottolineare che i filamenti amiloidi di TAF15 colpiscono anche le cellule nervose del sistema motorio.
Un passo avanti significativo
Questa scoperta rappresenta un importante progresso nella ricerca, identificando la TAF15 come un potenziale bersaglio per lo sviluppo di strategie diagnostiche e terapeutiche per una forma meno conosciuta di degenerazione lobare frontotemporale associata alla FTD, ha affermato Ghetti.
Un lavoro di squadra internazionale
Allo studio hanno partecipato anche altri autori provenienti dal MRC Laboratory of Molecular Biology, dall’University College London e dalla Indiana University School of Medicine. La ricerca è stata finanziata in parte dall’Istituto Nazionale sull’Invecchiamento e dall’Istituto Nazionale dei Disturbi Neurologici e Ictus degli NIH.
In conclusione, la scoperta della proteina TAF15 apre nuove prospettive nella lotta contro la demenza frontotemporale, offrendo la possibilità di sviluppare terapie mirate e più efficaci per contrastare questa malattia neurodegenerativa.