La memoria del freddo come leva biologica
Il cervello umano non si limita a registrare esperienze di vita: secondo una recente ricerca pubblicata su Nature, esso conserva i ricordi delle esperienze di freddo e li utilizza per regolare il metabolismo. Questo risultato apre scenari inattesi nella lotta contro obesità e tumori, proponendo approcci innovativi basati sulla manipolazione della termoregolazione corporea.
Lo studio, coordinato dalla Scuola di Biochimica e Immunologia del Trinity College di Dublino, dimostra come i ricordi legati al freddo non solo sopravvivano nel tempo, ma siano funzionali alla gestione di importanti processi fisiologici.
Gli engrammi del freddo: una nuova scoperta
I ricordi a lungo termine si conservano all’interno del cervello grazie a gruppi di cellule neuronali interconnesse noti come engrammi. In passato, la scienza aveva individuato engrammi associati a dolore, alimentazione, infezioni e rappresentazioni corporee. La novità ora risiede nella scoperta di engrammi specifici che custodiscono la memoria del freddo.
Nel corso dello studio, alcuni topi sono stati addestrati a correlare l’esposizione a 4 °C con segnali visivi distintivi. A distanza di pochi giorni, pur mantenendo la temperatura ambientale neutra, la sola presenza di quegli stimoli visivi ha indotto negli animali una risposta metabolica tipica delle situazioni di freddo: il loro organismo ha accelerato il metabolismo in preparazione al calo termico previsto.
L’ippocampo come regista del metabolismo
Per comprendere meglio il fenomeno, i ricercatori hanno applicato etichette molecolari che hanno permesso di localizzare le cellule responsabili del ricordo del freddo all’interno dell’ippocampo, una regione cruciale per la memoria.
Stimolando artificialmente queste cellule attraverso la luce, il metabolismo dei topi si è intensificato per produrre calore extra, un meccanismo che coinvolge principalmente il tessuto adiposo bruno. Al contrario, bloccando queste cellule, gli animali risultavano incapaci di evocare il ricordo del freddo, impedendo l’attivazione delle normali risposte metaboliche.
Uno degli autori principali ha sottolineato che gran parte del controllo della temperatura corporea si fonda sulla stimolazione del tessuto adiposo bruno, che riceve impulsi direttamente dal sistema nervoso centrale.
Prospettive terapeutiche future
Secondo gli studiosi, la possibilità di modulare il metabolismo attraverso il recupero di memorie corporee potrebbe rappresentare una rivoluzione terapeutica. Le implicazioni potrebbero toccare la cura dell’obesità e la gestione di alcune forme tumorali, agendo attraverso il controllo del tessuto adiposo bruno.
Un altro membro del team di ricerca ha commentato che la scoperta offre nuove chiavi di lettura su come elementi complessi della psiche umana si originino da rappresentazioni corporee e sensazioni viscerali, ponendo le basi per ulteriori esplorazioni sulla relazione tra memoria ed emozioni.
Fonti autorevoli come Nature, il Trinity College di Dublino e l’ANSA hanno riportato e approfondito questi straordinari risultati.