Le prime preoccupazioni scientifiche sul cambiamento climatico
Già alla fine degli anni ’50, mentre Dwight D. Eisenhower occupava la Casa Bianca, Elvis Presley conquistava il mondo della musica e il pianeta era scosso dalla Guerra Fredda, alcuni scienziati avevano compreso la portata delle conseguenze climatiche causate dall’uso intensivo di combustibili fossili. Secondo quanto spiegato da Naomi Oreskes, professoressa di storia della scienza presso l’Università di Harvard, in quegli anni era già evidente che la combustione di carbone, petrolio e gas rilasciava gas serra, i quali intrappolano il calore nell’atmosfera, contribuendo così al riscaldamento globale.
La conferma del consenso scientifico negli anni ’90
Nel corso dei decenni successivi, la ricerca scientifica ha continuato ad accumulare evidenze schiaccianti. Entro gli anni ’90, esisteva un ampio consenso tra climatologi sul fatto che l’aumento delle temperature fosse direttamente attribuibile alle attività umane, in particolare alla produzione industriale e all’utilizzo massiccio di energia fossile. Tuttavia, come sottolinea Oreskes, questo consenso fu sistematicamente oscurato da una campagna di disinformazione finanziata da alcune delle più grandi compagnie petrolifere.
Le strategie dell’industria fossile: un parallelo con il tabacco
Oreskes sottolinea un inquietante parallelo tra le tattiche adottate dalle compagnie del petrolio e quelle utilizzate decenni prima dall’industria del tabacco. Entrambe hanno cercato di seminare dubbi sulla validità delle conclusioni scientifiche, inducendo l’opinione pubblica a credere che non ci fosse certezza. Questo approccio ha avuto un impatto diretto sulla percezione sociale del rischio e sulla volontà politica di intervenire. Come spiega la studiosa, se una persona pensa che la scienza non sia chiara, difficilmente sarà disposta a modificare il proprio comportamento o a sostenere politiche ambientali incisive.
La scienza è chiara da decenni
Oggi, grazie a decenni di dati e ricerche, è noto che l’emissione di anidride carbonica (CO₂) e di altri gas serra ha un effetto diretto sul clima terrestre. Queste conoscenze non sono nuove. Gli scienziati le avevano già formulate negli anni ’50, e da allora non hanno fatto che rafforzarle. Ignorare queste verità significa ritardare ulteriormente azioni fondamentali per la salvaguardia del pianeta. Secondo Oreskes, è ora che il pubblico comprenda l’urgenza del problema e l’affidabilità della scienza che lo documenta da oltre sessant’anni.
Fonti autorevoli come NASA, NOAA, il Rapporto IPCC delle Nazioni Unite e studi pubblicati su riviste come Nature e Science hanno confermato la validità delle intuizioni degli scienziati del passato.