Tardigradi tatuati con la nanotecnologia: esperimenti sorprendenti verso i cyborg biologici
I tardigradi, noti anche come orsi d’acqua, sono organismi microscopici capaci di sopravvivere agli ambienti più estremi del pianeta, dallo spazio profondo alle alte dosi di radiazioni. Ma oggi, queste affascinanti creature entrano in un nuovo scenario scientifico: diventano tele viventi per la nanoingegneria.
Incisioni atomiche sui campioni biologici più resistenti al mondo
Con una lunghezza media di appena mezzo millimetro, i tardigradi sono stati recentemente tatuati con estrema precisione da un team di scienziati che ha voluto testare la possibilità di creare dispositivi biocompatibili in scala nanometrica. Il processo ha previsto la disidratazione completa dei tardigradi, facendoli entrare nel loro tipico stato criptobiotico detto tun, seguito da un raffreddamento a -143°C e dalla copertura con anisolo, un composto organico protettivo.
A questo punto, i ricercatori hanno utilizzato fasci di elettroni a bassa energia (2 keV o meno) per incidere sulla loro superficie. L’anisolo, oltre a proteggere dai danni da radiazioni, ha formato un materiale adesivo che si è fissato sulla “pelle” dei tardigradi nei punti colpiti dal fascio, creando così i micro-tatuaggi.
Sopravvivenza, rinascita e decorazioni molecolari
Dopo il trattamento, i tardigradi sono stati riportati a temperatura ambiente, permettendo all’anisolo residuo di evaporare. Una volta reidratati, hanno ripreso la loro attività vitale, mantenendo però intatti i tatuaggi, anche durante il processo di espansione del corpo.
Le forme incise sono incredibilmente dettagliate: si parla di linee larghe appena 72 nanometri, abbastanza precise da riprodurre il logo dell’università sulla pelle di un singolo organismo. Tuttavia, non tutto è andato liscio: circa il 60% dei tardigradi non ha superato il trattamento, un tasso che gli scienziati intendono ridurre con future modifiche al protocollo.
Verso una nuova generazione di biosensori viventi
L’obiettivo dichiarato degli scienziati, che hanno pubblicato i risultati su Nanoletters, non è semplicemente “decorare” questi straordinari animali, ma sviluppare una piattaforma capace di integrare sensori con esseri viventi. Questo approccio potrebbe portare alla realizzazione di organismi bioibridi in grado di rilevare cellule tumorali, infezioni o altri pericoli biologici con estrema precisione e in tempo reale.
Il team ha sottolineato che queste tecniche non si fermano ai tardigradi: la sperimentazione si estenderà anche a batteri e altri microrganismi, aprendo la strada a un futuro dove biosensori viventi potrebbero diventare parte integrante della medicina di precisione e della biotecnologia avanzata.
Fonti autorevoli come Scientific American, Nature e New Scientist hanno più volte discusso delle potenzialità di applicazioni nanotecnologiche in biologia, e questa ricerca rappresenta un nuovo affascinante capitolo in questo campo.