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Scoperto “Olo”, un nuovo colore che sfida i limiti della percezione

By Stefania Romano
Published 21 Aprile 2025
4 Min Read
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Un’esperienza visiva mai provata: nasce il colore “olo”

Un gruppo di scienziati dell’Università della California, Berkeley ha introdotto un concetto rivoluzionario nel campo della percezione visiva: un colore completamente nuovo, definito “olo”. Nonostante rientri nello spettro tra il verde e l’azzurro, questo colore si distingue per una saturazione senza precedenti, tanto da risultare impossibile da riprodurre con i metodi tradizionali basati sullo spettro elettromagnetico.

 

Chi ha avuto l’opportunità di osservarlo descrive olo come un’esperienza sensoriale fuori dal comune, diversa da qualsiasi altro colore noto. Secondo i dati raccolti, i partecipanti hanno dovuto desaturare olo con luce bianca per ottenere un approssimativo abbinamento cromatico con colori noti, un segnale che indicherebbe come olo si trovi tecnicamente al di là della gamma percepibile convenzionale.

 

La tecnologia dietro olo: il sistema Oz e il metamerismo spaziale

Per generare olo, i ricercatori hanno sviluppato Oz, un innovativo sistema basato su laser a luce focalizzata. Questo dispositivo consente di stimolare singolarmente i fotorecettori a cono nella retina, isolando la risposta di specifici coni — nel caso di olo, quelli sensibili alle lunghezze d’onda medie (coni M). Stimolando un solo tipo di cono alla volta, è possibile creare esperienze cromatiche che sfuggono alla miscelazione tradizionale dei colori.

 

Questa tecnica è nota come metamerismo spaziale, e si distingue dal metodo convenzionale usato nei monitor o nelle TV, basato sul metamerismo spettrale. In quest’ultimo, diverse lunghezze d’onda vengono mescolate per simulare un colore, mentre Oz modifica direttamente il modo in cui la luce colpisce la retina, generando nuove esperienze cromatiche attraverso una singola lunghezza d’onda.

 

Le implicazioni scientifiche e la novità del metodo

Secondo gli autori, ciò che rende unico lo studio non è solo la capacità di stimolare un singolo cono — una tecnica già nota grazie all’ottica adattiva utilizzata anche in astronomia — ma l’applicazione su larga scala, che permette di stimolare migliaia di coni individuali per generare immagini e visuali. Questa tecnologia potrebbe aprire la strada a nuove modalità di rappresentazione visiva, specialmente in settori come la realtà aumentata, la neuroestetica o la diagnostica oftalmologica.

 

Tra i suggerimenti dati dai partecipanti per nominare olo ci sono “verde acqua intenso”, “blu-verde luminoso” e “verde con una punta di blu”. Ma nessuna definizione riesce a catturare pienamente l’impatto visivo senza precedenti di questo colore, che secondo i dati raccolti, ha ottenuto una valutazione di 4 su 4 in saturazione, rispetto alla media di 2.9 di colori simili.

 

Il parere degli esperti: scetticismo e curiosità

Il Dr. Misha Corobyew, docente di Optometria e Scienze della Visione presso l’Università di Auckland, pur non coinvolto nella ricerca, ha riconosciuto la novità dell’approccio: “La vera innovazione è l’uso di questo metodo per creare immagini complete attraverso la stimolazione di molteplici coni,” ha commentato.

 

Questa ricerca, pubblicata su Science Advances, si inserisce nel crescente interesse scientifico verso i limiti percettivi del cervello umano, e offre spunti per ridefinire i concetti fondamentali del colore come esperienza soggettiva e non solo come fenomeno fisico.

 

Fonti autorevoli:
Science Advances, Università della California, Berkeley, Royal Institution, Università di Auckland.

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