Una nuova teoria potrebbe risolvere la misteriosa tensione di Hubble
Un’ipotesi rivoluzionaria avanzata da un gruppo di fisici teorici potrebbe gettare nuova luce su una delle questioni più spinose dell’astrofisica moderna: la tensione di Hubble. Secondo il recente studio guidato da István Szapudi dell’Università delle Hawaiʻi a Mānoa, pubblicato nei Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, l’universo potrebbe ruotare lentamente su se stesso, completando un giro ogni 500 miliardi di anni. Questa lente ma costante rotazione cosmica potrebbe rappresentare la chiave per riconciliare due metodi contrastanti di calcolo dell’espansione dell’universo.
La tensione di Hubble: una discrepanza ancora irrisolta
La costante di Hubble descrive la velocità con cui l’universo si espande. Tuttavia, i due principali metodi di misurazione forniscono risultati incoerenti. L’analisi della radiazione cosmica di fondo (CMB), risalente a circa 400.000 anni dopo il Big Bang, suggerisce un valore di circa 67,4 km/s per megaparsec, mentre i dati raccolti osservando supernove di tipo Ia e variabili Cefeidi nell’universo locale indicano una velocità pari a 73 km/s per megaparsec. Questa discrepanza, nonostante innumerevoli tentativi di risoluzione, rimane incomprensibile.
Il modello rotante: “Panta kykloutai”
Ispirandosi all’aforisma di Eraclito, “panta rhei”, Szapudi propone la variante “panta kykloutai” – tutto gira. Nel loro modello, basato su una descrizione non relativistica dell’universo, gli scienziati dimostrano che l’inclusione di una lieve rotazione cosmica permette di ottenere valori coerenti della costante di Hubble tra i due metodi di misurazione. La rotazione ipotizzata è quasi impercettibile, ma sufficiente a influenzare la struttura e la dinamica dello spaziotempo nel lungo termine.
Curvatura del tempo e masse negative
Un universo rotante potrebbe anche implicare la presenza di curve temporali chiuse, percorsi nello spaziotempo che riconducono un oggetto o un osservatore al proprio passato. Il team ha calcolato che la velocità angolare prevista è comunque al di sotto del limite che causerebbe paradossi temporali, restando compatibile con la fisica conosciuta.
Un aspetto particolarmente interessante del nuovo approccio è il collegamento con i modelli di fluido oscuro con massa negativa, che erano già stati proposti nel 2018 come possibile spiegazione per l’energia oscura, pur restando una teoria marginale e ancora tutta da dimostrare.
Prove a favore e limiti del modello
Alcune osservazioni astronomiche indicano che le galassie primordiali mostrano una preferenza direzionale nella rotazione, fatto che potrebbe essere letto come un indizio indiretto della rotazione dell’intero universo. Tuttavia, le prove sono ancora insufficienti, e lo stesso team riconosce che il loro modello non è stato ancora confrontato con l’intero corpus di osservazioni cosmologiche, né ha ricevuto una formulazione relativistica completa.
Le prossime tappe nella ricerca cosmologica
Gli autori del lavoro auspicano lo sviluppo di simulazioni numeriche N-body che includano la rotazione e l’estensione del modello a un contesto relativistico generale. Solo attraverso un confronto con l’insieme dei dati disponibili si potrà valutare la solidità e la verosimiglianza di questa proposta.
Questa ipotesi, seppur estrema, si inserisce in una tradizione di pensiero audace nella cosmologia moderna, affiancando altri modelli alternativi che cercano di spiegare le anomalie osservate nell’espansione dell’universo. L’idea che tutto possa ruotare lentamente, e che questa rotazione plasmi la struttura stessa del cosmo, non è più solo filosofia: è una nuova possibilità scientifica.