Voyager 1, l’artefatto umano più lontano dalla terra, varcò 10 anni fa i confini dell’Eliosfera, lasciandosi alle spalle il Sistema Solare. Pur molto distante, durante il suo lungo viaggio i dati provenienti dalla sonda hanno continuato e continuano a raggiungere il nostro pianeta.
Analizzando i segnali ricevuti dalla sonda, i ricercatori hanno potuto osservare quello che sembrerebbe un “ronzio” di sottofondo, derivante dal gas interstellare. Si tratta di un segnale debole e costante, relativo ad una lunghezza d’onda ben specifica.
Superando l’Eliopausa, il limite della “bolla” che protegge il sistema solare, Voyager 1 ha riscontrato un cambiamento nel contenuto gassoso, rilevando un continuo flusso di plasma proveniente dalle eruzioni solari.
Tra i vari segnali di origine solare è presente un costante “ronzio” con una lunghezza d’onda totalmente diversa, che è stata ricondotta al suono del gas interstellare. La ricezione di questo segnale è un’opportunità unica per studiare la densità dello spazio interstellare.
Secondo i ricercatori, il ronzio rilevato è simile al suono di una pioggia leggera. In raffronto, una tempesta solare somiglia ad un tuono durante un temporale, seguito dal ritorno della pioggia quieta.