L’illusione di equità nei giochi di pura fortuna
Anche se i lanci di moneta sono considerati l’archetipo della casualità, il nostro cervello li interpreta in modo distorto, specialmente quando ne derivano perdite personali. Questa è la conclusione sorprendente di un nuovo studio condotto da Rémy Furrer e Daniel Gilbert dell’Università di Harvard, insieme a Timothy Wilson dell’Università della Virginia, pubblicato ad Aprile 2025 sul Journal of Personality and Social Psychology.
Quando perdiamo, il caso ci sembra ingiusto
Il team ha condotto 11 studi su quasi 6.000 partecipanti, che si sfidavano in competizioni dove il risultato era determinato da un semplice lancio di moneta, fisico o digitale. Eppure, qualcosa di irrazionale è emerso: quando i partecipanti perdevano, percepivano il lancio come meno equo, soprattutto se a lanciare la moneta era l’avversario. La loro soddisfazione calava, e l’altro veniva percepito come meno simpatico.
Al contrario, quando vincevano, soprattutto se erano loro a lanciare, si sentivano in colpa e ritenevano comunque il risultato poco giusto. In entrambi i casi, l’oggettiva casualità dell’evento veniva emotivamente rifiutata.
Un bisogno profondo di ordine e controllo
Questo bias cognitivo non è solo una curiosità psicologica: rivela un meccanismo profondo e primordiale. Come spiegano gli autori, l’illusione nasce dal desiderio umano di vedere il mondo come coerente, in cui giustizia e controllo personale governano gli eventi. L’accettazione della casualità pura ci mette a disagio, perché mina l’idea che possiamo influenzare il nostro destino.
Il parallelo inquietante con la “sfortuna morale”
Nel materiale supplementare, gli studiosi richiamano il concetto filosofico di “sfortuna morale”: giudichiamo più severamente chi subisce le peggiori conseguenze, anche quando non ha nessun controllo reale sugli esiti. Come nel caso dei due guidatori ubriachi, dove solo uno investe un pedone. Il primo viene condannato moralmente, anche se l’accaduto è stato interamente fortuito.
Allo stesso modo, nei test, i partecipanti attribuivano maggiore colpa a chi lanciava la moneta, anche se il risultato era statisticamente neutro.
Il paradosso dell’abilità nei giochi di pura fortuna
Questo porta a un paradosso culturale profondo: crediamo che ci sia “abilità” persino nel caso puro. È lo stesso principio per cui molti pensano che i numeri 1-2-3-4-5-6 non possano uscire alla lotteria, nonostante abbiano la stessa probabilità di qualsiasi altra combinazione.
Il nostro cervello non accetta davvero il caso, e quando le cose vanno male, cerchiamo un colpevole. Se non lo troviamo nel mondo esterno, lo creiamo nella nostra percezione. Ed è così che, anche una moneta che cade in croce, può diventare simbolo di ingiustizia.
Fonti autorevoli che hanno trattato l’argomento includono Psychology Today, Scientific American e il New York Times nella sezione “Mind”.