Un possibile cambio di rotta per il trattamento dei morsi di serpente
Un farmaco noto per il trattamento dell’avvelenamento da metalli pesanti potrebbe presto avere una nuova funzione salvavita: contrastare gli effetti letali del veleno di vipera. Si tratta dell’unitiolo, una molecola già ampiamente utilizzata nella medicina d’urgenza per legare metalli tossici come piombo e mercurio, ora protagonista di una svolta terapeutica nel campo della tossicologia tropicale.
Le vipere e le loro tossine dipendenti dallo zinco
Il veleno delle vipere di Asia, Africa, Nord e Sud America contiene enzimi noti come metalloproteasi, responsabili di emorragie gravi e distruzione dei tessuti. Questi enzimi necessitano di ioni di zinco per attivarsi. Ed è qui che entra in gioco l’unitiolo: legandosi allo zinco, inattiva le proteine tossiche, potenzialmente fermandone gli effetti distruttivi sul corpo umano.
Stabilità, somministrazione orale e accessibilità nei contesti rurali
Uno dei principali vantaggi dell’unitiolo è la sua stabilità a temperatura ambiente e la possibilità di essere assunto per via orale, un fattore chiave nelle regioni rurali tropicali, dove i morsi di serpente rappresentano una vera emergenza sanitaria. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i morsi da serpente sono una malattia tropicale trascurata, colpendo fino a 5,5 milioni di persone ogni anno, con oltre 125.000 decessi e centinaia di migliaia di disabilità permanenti.
I limiti degli antiveneni tradizionali
Gli antiveneni attualmente disponibili sono costosi, richiedono somministrazione endovenosa e spesso provocano forti reazioni allergiche. Inoltre, la loro produzione è altamente specifica, legata a singole specie di serpenti, rendendoli poco adatti per un uso diffuso in situazioni di emergenza nei villaggi isolati o nelle zone con scarsa infrastruttura medica.
Il trial clinico in Kenya apre a nuovi scenari
Un trial clinico di Fase I condotto su 64 adulti in Kenya ha testato diverse dosi elevate di unitiolo rispetto a quelle impiegate per l’avvelenamento da metalli, senza registrare problemi di sicurezza. Questo studio ha permesso di identificare tre possibili regimi di dosaggio da sperimentare nei futuri studi clinici dedicati ai morsi di serpente.
Unitiolo: prima linea d’intervento contro i veleni
I ricercatori ipotizzano che l’unitiolo potrebbe affiancare o in certi casi sostituire gli antiveneni, agendo nelle prime fasi dell’avvelenamento e contenendo i danni in attesa del trattamento ospedaliero. Questo approccio precoce e accessibile potrebbe rappresentare una svolta concreta nella riduzione della mortalità e delle amputazioni causate dai morsi di serpente in tutto il mondo.
Fonti: eBioMedicine, World Health Organization (WHO), Science News.