Le scansioni TC e il rischio oncologico: cosa dice lo studio
Un’analisi pubblicata su JAMA Internal Medicine ha suscitato un intenso dibattito nella comunità scientifica, affermando che le scansioni TC (tomografia computerizzata) potrebbero diventare responsabili del 5% dei nuovi casi di cancro negli Stati Uniti, se le pratiche mediche attuali continueranno senza modifiche. Lo studio ha stimato che nel 2023 oltre 61,5 milioni di persone si sono sottoposte a una o più TC, con una prevalenza schiacciante di pazienti adulti (95,8%). Il modello matematico utilizzato ha previsto circa 103.000 nuovi casi di tumore l’anno correlabili all’esposizione alle radiazioni ionizzanti utilizzate nelle TC.
Le forme tumorali più frequentemente associate sono risultate essere tumori ai polmoni, al colon, alla vescica, leucemie, e, per le donne, anche il cancro al seno. Inoltre, è emerso che le scansioni dell’addome e del bacino comportano un rischio oncologico più elevato rispetto ad altre aree corporee.
Perché la TC può aumentare il rischio di sviluppare tumori
Le TC si basano su raggi X ad alta energia, capaci di attraversare i tessuti per fornire immagini tridimensionali dettagliate. A differenza delle radiografie tradizionali, nelle quali la sorgente rimane fissa, la scansione TC ruota attorno al corpo del paziente, offrendo una visione più accurata e approfondita, ma esponendo a dosi cumulative maggiori di radiazione ionizzante.
La radiazione ionizzante può causare danni al DNA cellulare, i quali, se non corretti dai naturali meccanismi di riparazione, possono trasformarsi in mutazioni oncogene. Anche a basse dosi, l’esposizione frequente o prolungata è considerata una fonte potenziale di rischio tumorale, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, per i quali il tessuto è in rapido sviluppo e più vulnerabile.
Il parere degli esperti: evitare allarmismi ma mantenere la vigilanza
Nonostante la risonanza delle conclusioni dello studio, numerosi esperti invitano alla cautela nel trarre conclusioni affrettate. Secondo Doreen Lau dell’Università Brunel di Londra, i risultati americani non sono automaticamente trasferibili a tutti i contesti sanitari: in Europa e nel Regno Unito, ad esempio, le TC vengono prescritte in modo più selettivo e solo quando clinicamente giustificate.
La comunità scientifica sottolinea che i benefici diagnostici delle TC superano nella maggior parte dei casi i rischi potenziali, specialmente in situazioni di emergenza, trauma, sospetto di tumori o malattie croniche. Le linee guida internazionali già prevedono limitazioni, protocolli di protezione e ottimizzazione delle dosi per ridurre il rischio senza rinunciare al valore diagnostico.
Alternative diagnostiche e riduzione della dose di radiazione
Gli esperti evidenziano come sia fondamentale valutare metodi alternativi privi di radiazioni, come ecografie e risonanze magnetiche, in tutti i casi in cui questi possano sostituire efficacemente le TC. Inoltre, l’innovazione tecnologica sta portando allo sviluppo di dispositivi TC con dosi più basse: secondo un rapporto del 2019, negli Stati Uniti si è già osservata una riduzione del 20% delle dosi di radiazione tra il 2006 e il 2016, un trend destinato a continuare con l’adozione di software di intelligenza artificiale e tecniche di imaging avanzato.
Il messaggio finale della comunità medica è chiaro: l’attenzione al rischio è giustificata, ma non deve diventare un ostacolo all’accesso a diagnosi salvavita. Il focus deve restare sull’uso giustificato e consapevole delle TC, accompagnato da strategie di minimizzazione dell’esposizione.
Fonti autorevoli che hanno trattato il tema:
JAMA Internal Medicine, The Lancet Oncology, American Cancer Society, World Health Organization (OMS), NHS UK, Harvard Medical School.