Un cataclisma vulcanico ha cristallizzato la vita dei rinoceronti nel Miocene
Nel cuore dell’attuale Nebraska, milioni di anni prima che le Grandi Pianure diventassero lo scenario di praterie sconfinate e coltivazioni intensive, un’intera popolazione di rinoceronti preistorici venne sepolta viva da una pioggia di cenere vulcanica. Secondo un recente studio pubblicato su Scientific Reports, questo straordinario evento avvenne circa 12 milioni di anni fa, durante il Miocene medio, e coinvolse centinaia di esemplari della specie Teleoceras major, una tipologia estinta di rinoceronte che popolava vaste aree del Nord America.
I Teleoceras major: creature sociali che non migravano
Grazie all’analisi isotopica dei denti fossili ritrovati nel sito degli Ashfall Fossil Beds, nel nord-est del Nebraska, gli scienziati hanno ricostruito non solo la dieta, ma anche le abitudini sociali e il comportamento migratorio (o meglio, la sua assenza) di questi imponenti animali. I risultati hanno mostrato un modello stabile e sedentario: questi rinoceronti antichi, simili per morfologia e comportamento agli ippopotami africani, vivevano in branchi stanziali nei pressi di pozze d’acqua e non si spostavano stagionalmente.
Il ricercatore Clark Ward, oggi all’Università del Minnesota, ha sottolineato come gli isotopi di carbonio, ossigeno e stronzio analizzati nei denti abbiano permesso di mappare con precisione le abitudini alimentari e la mobilità del branco. Le piante che mangiavano, il suolo da cui queste piante traevano nutrienti e l’acqua piovana che modellava l’ambiente circostante erano tutti elementi rintracciabili nei resti dentali fossilizzati.
L’eruzione dello Yellowstone e la trappola della cenere
La causa della catastrofe fu una devastante eruzione vulcanica del supervulcano Yellowstone, situato a centinaia di chilometri a ovest, nell’odierno Wyoming. La nube di cenere si estese fino in Nebraska, ricoprendo completamente la regione. A differenza dell’eruzione che seppellì Pompei, questa non uccise immediatamente gli animali. I rinoceronti respirarono cenere vulcanica finissima per giorni, forse settimane, morendo lentamente per soffocamento e fame.
La loro agonia fu registrata geologicamente e biologicamente: la cenere ricoprì foglie, acqua e pascoli, privandoli del cibo e dell’ossigeno. L’accumulo graduale ha conservato oltre cento scheletri in eccezionale stato di conservazione, posizionati attorno a quello che un tempo era un bacino d’acqua. Questo scenario ha permesso agli studiosi di dedurre che gli animali non si stavano rifugiando, ma semplicemente vivevano già lì, in gruppo, al momento dell’eruzione.
Una finestra sul passato ecologico dell’America del Nord
Il sito degli Ashfall Fossil Beds è oggi un’area protetta e una risorsa scientifica di primo piano. L’esperienza di Clark Ward, che da bambino visitava il parco e oggi è uno degli autori dello studio, testimonia l’importanza della continuità educativa e scientifica. L’analisi dei fossili di T. major offre uno spaccato senza precedenti sulla fauna nordamericana del Miocene, su come questi animali interagivano con l’ambiente e su come una catastrofe naturale ha congelato nel tempo un intero ecosistema.
Fonti autorevoli come Nature, National Geographic e Smithsonian Magazine hanno più volte evidenziato il valore scientifico degli Ashfall Fossil Beds, considerati uno dei giacimenti fossiliferi più completi e suggestivi del pianeta.