Antico rostro romano forgiato di nuovo con metodi storici
Un ariete navale in bronzo, simile a quelli utilizzati nella battaglia delle Isole Egadi nel 241 a.C., è stato ricostruito da un gruppo internazionale di archeologi, impiegando le stesse tecniche artigianali dell’epoca romana. Questo progetto, che unisce storia, archeologia sperimentale e ingegneria navale, offre una rara opportunità per esaminare l’effettiva potenza bellica dell’antica marina militare romana.
Ricreazione storica del rostro: come si fabbricava un’arma da guerra navale
I rostri, o “rostra” in latino, erano strutture in bronzo massiccio montate sulla prua delle triremi e quinqueremi, progettate per sfondare lo scafo delle navi nemiche. Gli archeologi hanno seguito le tecniche metallurgiche dell’epoca, utilizzando forni rudimentali a carbone, stampi in argilla e bronzatura a cera persa, replicando il processo che avrebbe potuto essere utilizzato dagli artigiani romani.
Secondo Stephen DeCasien della Dalian University of Technology in Cina, questa ricostruzione consente di osservare da vicino la tecnologia navale impiegata da Roma nel momento cruciale della Prima guerra punica. Il progetto punta anche a valutare l’effettiva efficacia bellica dell’ariete tramite test su repliche di navi da guerra.
Implicazioni storiche e militari dello studio
Il rostro sarà montato su una nave replica fedele ai modelli del III secolo a.C., e impiegato in test per simulare l’impatto contro lo scafo di un’altra nave storicamente accurata. Questo esperimento potrà rivelare dettagli tecnici sull’efficienza dell’arma, sulla manovrabilità delle navi, e sulla strategia navale romana, offrendo nuovi spunti per comprendere il dominio romano sul Mediterraneo.
Gli archeologi ritengono che questa ricerca getti luce non solo sulla superiorità tecnica della marina romana, ma anche sull’evoluzione delle flotte militari a partire dai regni ellenistici fino all’impero romano.
Il progetto ha attirato l’interesse di importanti istituzioni accademiche e museali, tra cui l’Università di Oxford, il British Museum e il Parco Archeologico delle Isole Egadi, che conservano i resti autentici dei rostri recuperati nei fondali al largo della Sicilia occidentale.