Nuove rivelazioni sul serbatoio naturale del virus mpox
Per decenni, l’origine del vaiolo delle scimmie è rimasta un mistero. Nonostante il virus sia stato identificato per la prima volta nei macachi in laboratorio nel 1958, il suo serbatoio naturale è sempre sfuggito agli scienziati. Ora, una nuova scoperta potrebbe cambiare radicalmente la comprensione della malattia: il vero ospite del virus potrebbe essere uno scoiattolo africano, il Funisciurus pyrropus, noto anche come scoiattolo dal piede di fuoco.
La scoperta nel cuore della foresta africana
Un’équipe di ricercatori ha studiato un’epidemia del 1993 nel Parco Nazionale di Taï, in Costa d’Avorio, dove un gruppo di mangabey fuligginosi (Cercocebus atys) aveva mostrato segni evidenti di infezione da mpox. Un terzo della popolazione osservata risultò contagiato e quattro cuccioli morirono.
Indagando a fondo nell’area, gli scienziati hanno trovato la carcassa di uno scoiattolo dal piede di fuoco infetto da mpox. La distanza tra il ritrovamento e il territorio dei mangabey era inferiore a tre chilometri. Analizzando il genoma del virus, hanno scoperto che i ceppi isolati dalla scimmia e dallo scoiattolo erano geneticamente identici. A rafforzare l’evidenza, c’erano anche video d’archivio che mostravano un mangabey mentre si nutriva di uno di questi scoiattoli. Inoltre, campioni fecali prelevati prima dell’epidemia contenevano DNA dello scoiattolo e tracce del virus.
Un serbatoio rivelato, un nuovo approccio per contenere i focolai
Identificare un serbatoio animale è un passo cruciale nella lotta contro una zoonosi. Questo permette agli epidemiologi di mettere in atto strategie mirate per contenere i focolai e prevenire nuove trasmissioni. La conferma che il Funisciurus pyrropus è portatore del virus offre quindi un importante punto di partenza per azioni sul campo in Africa occidentale e centrale.
Da zoonosi rara a minaccia globale
Per anni, il vaiolo delle scimmie è stato considerato un virus confinato alla trasmissione da animale a uomo, con casi sporadici e poco allarmanti. Tuttavia, la situazione è cambiata radicalmente con l’emergere della trasmissione interumana.
Nel pieno della pandemia di COVID-19, il mondo ha assistito a una nuova ondata di mpox che ha superato i confini africani, arrivando in oltre 80 Paesi. Tutti e 50 gli stati americani hanno segnalato casi. A giugno 2024, l’OMS ha lanciato un’allerta globale, seguita da avvisi di viaggio da parte dei CDC statunitensi.
Un effetto collaterale della vittoria sul vaiolo
L’ascesa del mpox potrebbe essere una conseguenza indiretta del successo delle campagne di vaccinazione contro il vaiolo. Il vaccino antivaioloso, sospeso dopo l’eradicazione ufficiale del vaiolo nel 1980, offriva protezione incrociata contro il mpox. Con il tempo, l’immunità nella popolazione è calata, lasciando terreno fertile al virus delle scimmie.
Il vaiolo, con la sua letale incidenza del 30%, ha segnato tragicamente la storia umana per oltre 3.000 anni. Anche se il mpox è molto meno mortale, resta una preoccupazione crescente in un mondo globalizzato e vulnerabile alle nuove epidemie.
Perché questa scoperta è fondamentale
Sapere che un piccolo roditore arboricolo africano è l’origine della catena di trasmissione di un virus che ha già fatto il giro del mondo è un’informazione potente. Può guidare la sorveglianza epidemiologica, orientare campagne di vaccinazione mirate, e soprattutto limitare la diffusione in aree ad alto rischio. Non si tratta solo di un’informazione scientifica: è un elemento che può salvare vite.