Un enigma sepolto nella sabbia di Babilonia
Il cuneiforme, la più antica forma di scrittura mai sviluppata, fu concepito intorno al 3400 a.C. nelle fertili terre della Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate, dove oggi sorgono l’Iraq meridionale e parte della Siria. Per secoli, questa forma di comunicazione su tavolette d’argilla essiccate al sole, composta da segni a forma di cuneo, rimase misteriosa, indecifrabile come una lingua aliena.
L’epopea di studiosi, preti e soldati
Il libro The Mesopotamian Riddle di Joshua Hammer narra con stile avvincente e ritmi serrati la sorprendente gara ottocentesca per decifrare il cuneiforme. Non fu un processo metodico, ordinato, accademico. Al contrario, fu un duello di ego, ambizione imperiale e scavi condotti con metodi dubbi in mezzo a deserti e rovine antiche.
Tre figure si imposero: un archeologo pieno di zelo, un soldato britannico guidato dalla brama di gloria e un prete clergyman con una devozione quasi mistica verso le origini della parola scritta. Il tutto culminò nel 1857, quando, dopo decenni di dispute, fu finalmente accettata la corretta decifrazione del cuneiforme, confermata da un esperimento che coinvolse quattro studiosi indipendenti che interpretarono lo stesso testo antico con risultati pressoché identici.
Etica flessibile e testosterone a fiumi
Hammer non risparmia critiche verso il contesto storico e culturale in cui avvennero le scoperte. L’autore sottolinea quanto il colonialismo europeo, l’accaparramento di reperti e il maschilismo accademico abbiano plasmato questa fase della storia della filologia e dell’archeologia. Gli uomini coinvolti, animati da fama, potere e orgoglio nazionale, operarono spesso con metodi discutibili, ma il risultato fu l’apertura di una finestra sul mondo sumerico, accadico e babilonese.
Un codice che svela civiltà scomparse
Grazie alla decifrazione del cuneiforme, oggi possiamo leggere epopee millenarie come Gilgamesh, documenti amministrativi, trattati di medicina, codici giuridici come quello di Hammurabi, e perfino lettere tra sovrani. Il libro di Hammer non è solo un thriller storico, ma anche una riflessione su quanto siamo disposti a sacrificare per riportare in vita il passato.
The Mesopotamian Riddle trasforma la filologia in una battaglia epica, una corsa contro il tempo tra deserti e biblioteche, tra fede e scienza, tra dimenticanza e memoria.