Un’antica arte nata dal bisogno si trasforma in una passione collettiva
Il mudlarking, oggi praticato da appassionati e curiosi, affonda le proprie radici nel cuore della Londra vittoriana, quando era un mestiere duro e disperato. All’epoca, i mudlark erano persone indigenti che cercavano oggetti utili o vendibili lungo le rive fangose del Tamigi, sopravvivendo grazie a ciò che il fiume restituiva. Oggi, quell’attività di sopravvivenza si è trasformata in una forma di archeologia urbana, capace di rivelare frammenti dimenticati della vita londinese, in una narrazione tangibile che attraversa i secoli.
La mostra “Segreti del Tamigi”: una finestra sul passato londinese
Presso il Museo di Londra, la nuova esposizione “Segreti del Tamigi” raccoglie oltre 350 reperti trovati lungo il fiume, molti dei quali esposti per la prima volta. Ogni oggetto rappresenta un capitolo silenzioso della storia della capitale britannica. Dai manufatti dell’età della pietra agli accessori personali del XVII secolo, la mostra propone una straordinaria sequenza di testimonianze materiali che offrono un’immersione unica nel quotidiano di chi visse sulle rive del Tamigi.
Una conservazione eccezionale grazie al fango del Tamigi
Il fiume stesso gioca un ruolo cruciale in questa narrazione. Il suo moto di marea, che varia due volte al giorno, movimenta costantemente le rive, portando alla luce nuovi reperti. Il fango anaerobico, privo di ossigeno, rallenta il deterioramento dei materiali organici come cuoio, legno e tessuti, preservando in modo raro oggetti che altrove sarebbero scomparsi. Questo fenomeno trasforma il letto fangoso del Tamigi in una vera e propria capsula del tempo.
Il legame emotivo tra i mudlark e gli oggetti ritrovati
Secondo Alessio Chicconi, paleontologo e appassionato di mudlarking, questa attività è molto più che una semplice ricerca: è una forma di connessione intima con la memoria collettiva. Durante i periodi di lockdown, Chicconi ha cominciato a esplorare le rive del fiume e ha già riportato alla luce migliaia di reperti. La sua voce si fa portavoce del valore affettivo degli oggetti ritrovati: “È incredibile pensare di essere la prima persona a toccare qualcosa dopo 4000 anni.”
Ogni pipa di argilla, ogni spilla arrugginita o frammento di ceramica racconta una storia personale, spesso dimenticata. Attraverso questi oggetti umili, il passato riaffiora in modo diretto e toccante, rivelando la continuità emotiva tra chi ha vissuto secoli fa e chi cammina oggi sulle stesse sponde.
Una mostra che parla di memoria, identità e desiderio di essere ricordati
“Segreti del Tamigi” non è solo una mostra di oggetti, ma una riflessione profonda sul significato della memoria e sul desiderio umano di lasciare traccia di sé. Chicconi riassume questo spirito dicendo: “La storia troverà un modo per riportare su il tuo nome.” La mostra rimarrà visitabile fino al 1º marzo 2026, offrendo tutto il tempo per lasciarsi incantare da ciò che il fango del Tamigi ha custodito in silenzio per millenni.