Disuguaglianza e instabilità: un binomio antico
L’Impero Romano e la Dinastia Han, due potenze che dominavano rispettivamente l’Occidente e l’Estremo Oriente duemila anni fa, condividevano un inquietante punto in comune: un livello estremo di disuguaglianza economica. Studi recenti dimostrano come la centralizzazione delle ricchezze e una gestione squilibrata delle risorse abbiano creato tensioni interne tali da contribuire, in entrambi i casi, al crollo degli imperi.
Secondo i dati analizzati da un team di studiosi pubblicati su Nature Communications, l’estrazione sistematica di risorse dalle province e la loro redistribuzione verso i centri di potere hanno accentuato le differenze economiche, con conseguenze politicamente devastanti. In particolare, l’esempio della Cina Han mostra come politiche apparentemente eque potessero, in realtà, alimentare gravi squilibri regionali.
Due imperi, un destino: Roma e Han a confronto
All’apice della loro espansione, Roma e la Cina Han controllavano ciascuna circa quattro milioni di chilometri quadrati, governando tra 60 e 70 milioni di persone. Entrambi disponevano di sistemi fiscali centralizzati e burocrazie efficienti, in grado di raccogliere imposte da regioni remote e riportarle al centro del potere. Ma le analogie finiscono qui.
Mentre Roma coinvolgeva le élite locali nei benefici del potere imperiale, la Dinastia Han cercava di neutralizzarle, spostando le famiglie influenti verso la capitale. Questo spostamento non solo concentrava la ricchezza nell’area centrale, ma depauperava le regioni periferiche, acutizzando la disuguaglianza.
Fisco Han: tra giustizia apparente e realtà iniqua
Il sistema fiscale Han presentava tratti di progressività apparente. I mercanti più ricchi pagavano imposte più alte rispetto ai contadini liberi, con aliquote fino a cinque volte superiori. Tuttavia, questa redistribuzione non raggiungeva le aree rurali o le classi popolari, ma si concentrava tra i funzionari di alto grado nella capitale, aggravando le disparità interne.
I dati parlano chiaro: nella Cina Han, l’1% più ricco accaparrava il 26% del reddito nazionale, mentre il 50% più povero ne riceveva solo il 24%. Roma mostrava dati leggermente meno squilibrati, con l’1% che deteneva il 19% del reddito, e la metà più povera con un 25%.
Una lezione per il presente
La connessione tra disuguaglianza e instabilità politica è fortemente sottolineata dagli autori dello studio. L’esempio Han è emblematico: pochi anni dopo il picco della disuguaglianza, l’impero venne travolto da vent’anni di guerre civili e rivolte. Un modello che potrebbe ripetersi?
Lo storico Guido Alfani sottolinea che la lezione centrale riguarda l’associazione diretta tra diseguaglianza e disordini sociali. Quando le risorse si concentrano in poche mani e le province vengono abbandonate a sé stesse, il rischio di rivolte e collasso statale aumenta drasticamente. Un insegnamento che, secondo lui, “non riguarda solo il passato, ma anche il nostro tempo”.