Un’idea rivoluzionaria: restare sulla Terra per esplorare lo spazio
Mentre molti guardano verso le stelle alla ricerca di nuove fonti energetiche, le Isole Faroe stanno esplorando un modo radicalmente diverso di fare “spazio”. Il loro programma spaziale non prevede razzi o missioni interplanetarie, ma un viaggio verso il cuore pulsante dell’oceano Atlantico per catturare l’energia della Luna… senza mai lasciare il pianeta.
Questa iniziativa ha un obiettivo semplice ma ambizioso: sfruttare la forza gravitazionale della Luna, che da millenni muove le maree terrestri, per generare energia rinnovabile pulita e prevedibile. In un mondo ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili — oltre l’80% dell’energia globale — questa alternativa rappresenta una svolta concreta verso un futuro più sostenibile.
Un aquilone sottomarino che vola controcorrente
Al centro del progetto c’è Luna 12, un dispositivo giallo lungo 12 metri che “nuota” nelle correnti oceaniche come un aquilone sottomarino. Ancorato al fondale marino, Luna 12 sfrutta le correnti di marea per muoversi lungo traiettorie a forma di otto, creando energia tramite una turbina interna. Il concetto, seppur semplice, è supportato da tecnologie all’avanguardia e da una collaborazione strategica fra tre realtà: Minesto, sviluppatore del dispositivo, SKF, leader nei sistemi di cuscinetti e guarnizioni, e SEV, la compagnia elettrica faroese.
La forza di sollevamento generata dal flusso marino mette in moto il sistema, permettendo di convertire energia cinetica in elettricità. Il grande vantaggio di questo sistema? La prevedibilità delle maree, un elemento fondamentale per una rete energetica stabile. A differenza del vento o del sole, la Luna è regolare e costante.
Le Isole Faroe come laboratorio di innovazione
Perché proprio le Isole Faroe? Questo arcipelago di 18 isole situato tra Scozia e Islanda rappresenta una piattaforma ideale per testare tecnologie marine. L’obiettivo locale è ambizioso: diventare completamente autosufficienti in termini di elettricità verde entro il 2030. Le caratteristiche geografiche, con correnti lente ma costanti, rendono queste acque perfette per i dispositivi come Luna 12.
Inoltre, la dimensione ridotta e l’isolamento del sistema energetico delle isole permettono un controllo sperimentale e un’implementazione agile. Questo le rende un banco di prova prezioso per soluzioni che, in futuro, potranno essere replicate su scala globale.
L’importanza di ridurre l’attrito, in ogni senso
Uno degli aspetti più affascinanti del progetto è l’intervento di SKF, un’azienda con oltre un secolo di esperienza nel ridurre l’attrito meccanico. Non è un dettaglio da poco: il 20% dell’energia globale viene persa a causa dell’attrito, una cifra enorme che può essere ridotta grazie a tecnologie avanzate.
SKF ha contribuito progettando sistemi di cuscinetti e guarnizioni in grado di resistere all’ambiente ostile del mare, inclusi l’acqua salata, le alghe e le alte pressioni. Attraverso software sofisticati, l’azienda stima anche l’impatto ambientale delle sue soluzioni, confrontando opzioni ingegneristiche non solo in base alla performance, ma anche alla sostenibilità ambientale.
Un dispositivo, un potenziale enorme
Luna 12 ha già cominciato a produrre elettricità con successo. Un singolo dispositivo può generare fino a 1,2 megawatt, sufficiente a fornire energia a circa 800.000 famiglie europee in un anno. E questo è solo l’inizio.
Il progetto sta già ispirando una nuova visione dell’energia rinnovabile, in cui lo spazio non è più visto come una destinazione lontana, ma come una forza già presente sulla Terra, da valorizzare in modo intelligente e sostenibile.
Collaborazione e visione: la chiave del successo
Dietro ogni innovazione, c’è una rete di persone e aziende che collaborano. SKF, Minesto e SEV rappresentano un esempio virtuoso di cooperazione tecnica, ingegneristica e infrastrutturale, dove la condivisione della conoscenza è il cuore pulsante del progetto.
Per realtà isolate come le Isole Faroe, l’apertura verso l’esterno e l’apprendimento da esperienze internazionali sono fondamentali. Il risultato è un progetto che unisce scienza, ingegneria e visione ambientale, aprendo la strada a un nuovo modello di produzione energetica sostenibile.