Le bottiglie d’acqua riutilizzabili sono diventate un simbolo di sostenibilità, apprezzato tanto dagli ambientalisti quanto dagli amanti del fitness e dagli appassionati di benessere. In Stati Uniti, oltre il 60% degli adulti le utilizza quotidianamente, incoraggiati dal desiderio di ridurre l’uso della plastica monouso e seguire uno stile di vita più sano. Ma dietro l’aspetto eco-friendly, si cela un potenziale pericolo: la proliferazione di batteri, virus e microrganismi nocivi all’interno delle stesse bottiglie.
Igiene sotto accusa: la contaminazione batterica nelle bottiglie riutilizzabili
Uno studio scientifico condotto dalla Purdue University ha analizzato 90 bottiglie d’acqua riutilizzabili, rivelando risultati allarmanti. Il 70% delle bottiglie presentava livelli batterici superiori agli standard consentiti in molte nazioni per l’acqua potabile. Il 60% superava addirittura i limiti di sicurezza più elevati. Ancora più inquietante: quasi il 25% conteneva batteri coliformi, come E. coli, Campylobacter e Salmonella, comunemente presenti nell’intestino umano e animale e associati a infezioni gastrointestinali.
La causa principale non è l’acqua in sé, ma il contatto ripetuto con la bocca durante l’uso quotidiano. Ad ogni sorso, si trasferiscono saliva, residui di cibo e fluidi corporei che, in un ambiente umido come quello interno della bottiglia, creano un terreno fertile per la crescita microbica.
Il ruolo del materiale: vetro batte plastica
Secondo i ricercatori, le bottiglie in vetro hanno mostrato il livello più basso di contaminazione, grazie alla loro superficie non porosa e alla facilità di pulizia. Al contrario, le bottiglie in plastica o acciaio con componenti complessi (come cannucce integrate o tappi in gomma) risultano più difficili da pulire a fondo. L’uso di bevande diverse dall’acqua – come tè, caffè, succhi o bibite zuccherate – aumenta il rischio, poiché gli zuccheri presenti offrono nutrimento ai batteri.
Frequenza e metodo: come (e quanto spesso) vengono pulite le bottiglie
Nonostante l’apparente consapevolezza, i dati parlano chiaro: l’84% delle persone afferma di pulire la propria bottiglia, ma in realtà solo il 46% la sciacqua ogni giorno. Più del 30% ammette di lasciar trascorrere una settimana o più tra un lavaggio e l’altro. Il 15% non la pulisce mai, mentre circa il 40% lo fa una volta al mese.
Un’altra ricerca ha stimato che una bottiglia media contiene circa 75.000 batteri per millilitro, un numero che può crescere fino a 2 milioni nel giro di 24 ore.
Pulizia corretta: cosa fare per ridurre i rischi
Per contrastare la contaminazione, è necessario pulire accuratamente la bottiglia ogni giorno. È fondamentale lavare con acqua calda e sapone per piatti, strofinare l’interno, l’esterno e ogni angolo nascosto, risciacquare con cura e lasciare asciugare completamente all’aria. Le parti come guarnizioni in gomma, tappi a vite o cannucce vanno ispezionate regolarmente, poiché l’umidità può favorire la crescita di muffe e funghi.
Alcuni utilizzano compresse effervescenti per la pulizia delle bottiglie, contenenti bicarbonato di sodio e acido citrico, ma gli studi scientifici sulla loro reale efficacia sono ancora limitati.
Benjamin Turner, biologo dell’Università dell’Alabama a Birmingham, sottolinea l’importanza di sanificare ogni componente a contatto con liquidi o bocca, e di agire immediatamente in caso di comparsa di odori, residui o macchie sospette.