Gli squali, da sempre considerati predatori silenziosi degli abissi, potrebbero non essere così muti come si è creduto fino ad oggi. Una recente scoperta scientifica, avvenuta nelle acque dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda, mette sotto una luce nuova una specie poco nota: il Mustelus lenticulatus, anche chiamato rig.
Durante il suo dottorato presso l’Università di Auckland, la biologa Carolin Nieder, ora ricercatrice presso il Woods Hole Oceanographic Institution in Massachusetts, ha notato qualcosa di insolito mentre studiava l’apparato uditivo degli squali: alcuni esemplari di rig producevano suoni acuti, simili a clic metallici, ogni volta che venivano maneggiati. Una vera anomalia, considerando che finora si riteneva che gli squali non emettessero suoni intenzionali.
Suoni inaspettati dalle profondità oceaniche
In passato, studi simili avevano documentato emissioni sonore da parte di altri pesci, tra cui alcune razze – parenti stretti degli squali – capaci di generare rumori in presenza di subacquei. Tuttavia, nessuna specie di squalo era mai stata associata in modo ufficiale a suoni prodotti volontariamente. L’esperimento condotto da Nieder ha cambiato le carte in tavola.
Dieci giovani esemplari di rig sono stati catturati e trasferiti in laboratorio, dove sono stati inseriti in vasche dotate di strumenti audio altamente sensibili. Quando venivano toccati, tutti hanno emesso un caratteristico clic. Il dato sorprendente è che questo suono non sembrava legato a comportamenti come la caccia o la collisione con oggetti, ma appariva piuttosto come una reazione autonoma e difensiva.
Clic come forma di difesa o comunicazione
Il team ipotizza che il rumore possa derivare da un movimento delle mascelle, forse uno schiocco volontario, reso possibile dalla particolare conformazione dei denti, piatti e larghi, tipici del Mustelus lenticulatus. La funzione di questo suono rimane ancora un mistero: potrebbe avere un ruolo dissuasivo contro i predatori, confondendoli o facendoli desistere. Al tempo stesso, non si esclude che possa servire durante la caccia, ad esempio per spaventare o stordire piccoli crostacei, le prede abituali del rig.
Un mondo sonoro tutto da esplorare
Secondo Aaron Rice, ricercatore della Cornell University di New York, questa osservazione apre una nuova prospettiva nel campo della biologia marina: la possibilità che altri squali emettano suoni finora non riconosciuti. Considerando l’enorme mole di registrazioni acustiche subacquee già esistenti, potrebbe emergere che molti segnali uditivi raccolti in passato contengano clic o suoni simili provenienti da squali.
Ciò renderebbe possibile un monitoraggio più accurato delle popolazioni di squali, spesso in declino a causa della pesca intensiva e della perdita di habitat. Le registrazioni sonore diventerebbero così un nuovo strumento di ricerca e conservazione, fondamentale per studiare specie elusive come gli squali, che raramente si lasciano avvicinare.
La scoperta, secondo Rice, sottolinea quanto ancora resti da scoprire sugli ecosistemi oceanici e sull’universo acustico degli abissi, che potrebbe rivelarsi molto più ricco e complesso di quanto si sia mai pensato.