A Reykjavík, nel cuore dell’Islanda, lo studio s.ap architects, fondato da Arnhildur Pálmadóttir, sta portando avanti un’idea che sfida ogni convenzione: trasformare la potenza bruta dei vulcani islandesi in un materiale da costruzione sostenibile e innovativo. Il progetto prende il nome di Lavaforming, un’ipotesi architettonica che esplora la possibilità di impiegare la lava vulcanica come alternativa alla tradizionale estrazione di materie prime e all’utilizzo di fonti energetiche inquinanti.
Quando la lava emerge, rovente e scintillante di un rosso vivo, si presenta con una densità simile al miele. Con il raffreddamento, diventa roccia ignea, un materiale solido e resistente. In teoria, questa massa fusa potrebbe essere incanalata in strutture temporanee e lasciata indurire, trasformandosi in blocchi naturali capaci di sostenere edifici o addirittura intere metropoli. La visione di Arnhildur Pálmadóttir immagina il pianeta nel ventiduesimo secolo, dove la lava fluisce non solo come forza distruttrice, ma come risorsa fondamentale per la costruzione urbana.
In un comunicato ufficiale, Pálmadóttir ha dichiarato: “Nel nostro racconto ambientato nel 2150, abbiamo imparato a sfruttare il flusso lavico, esattamente come abbiamo saputo utilizzare l’energia geotermica due secoli fa in Islanda. Un singolo flusso di lava può fornire materiale sufficiente per gettare le basi di un’intera città in poche settimane, senza danneggiare l’ambiente con estrazioni minerarie e produzioni energetiche non sostenibili”.
Il concetto di Lavaforming rappresenta una proposta audace e una potente metafora. L’architettura sta attraversando un cambiamento epocale, abbandonando metodi considerati ormai obsoleti e dannosi per il pianeta. Per questo motivo, il progetto invita a ripensare la costruzione urbana con approcci coraggiosi e innovativi.
La particolarità di questo progetto poteva nascere solo in Islanda, un territorio modellato da vulcani attivi e situato lungo la Dorsale Medio-Atlantica, dove le placche tettoniche eurasiatica e nordamericana si incontrano. Sebbene l’attività vulcanica rappresenti un costante pericolo, offre allo stesso tempo opportunità uniche, come l’incredibile disponibilità di energia geotermica, che oggi copre il 66% del fabbisogno energetico nazionale. A tutto ciò si aggiunge la scarsità di legname: i boschi, un tempo presenti su un terzo dell’isola, furono abbattuti dai primi coloni norreni per l’allevamento e la produzione di carbone, lasciando il paese privo di legno da costruzione.
Nonostante le possibilità affascinanti, esistono enormi ostacoli tecnici da affrontare. La lava, con temperature comprese tra 700 e 1.200 gradi Celsius, è notoriamente difficile da gestire. I tentativi di incanalarla attraverso cumuli di terra e strutture artificiali non hanno mai ottenuto risultati completamente soddisfacenti. Inoltre, il raffreddamento irregolare della lava porta alla formazione di strutture imprevedibili e disomogenee, poco adatte per la creazione di fondazioni stabili. Tuttavia, Lavaforming non va visto come un semplice progetto ingegneristico, ma come un esperimento concettuale, radicato nella straordinaria geografia islandese, capace di unire immaginazione e ricerca scientifica.
Secondo Halla Helgadóttir, commissario e direttore generale di Iceland Design and Architecture, “Lavaforming propone una visione coraggiosa e riesce a valorizzare l’unicità dell’Islanda, sottolineando il ruolo cruciale dell’architettura in un periodo di grandi incertezze e sfide globali. Questo progetto racconta il passato, il presente e il futuro di un paese in continua evoluzione, dimostrando la capacità delle persone di adattarsi alle condizioni più difficili. Ci ricorda quanto siano fondamentali la creatività e l’immaginazione per lo sviluppo della società, soprattutto quando scienza e arte collaborano”.
Il valore simbolico e innovativo del progetto ha attirato l’attenzione delle istituzioni culturali islandesi. Lilja D. Alfreðsdóttir, Ministro della Cultura e degli Affari Economici d’Islanda, ha annunciato che Lavaforming sarà protagonista del padiglione nazionale islandese alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura — La Biennale di Venezia, in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025, sotto il titolo “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettivo.”