Uno studio di portata internazionale ha dimostrato che le piogge nel Mediterraneo si sono mantenute complessivamente stabili dal XIX secolo fino al 2020, nonostante fluttuazioni locali e temporali. Questa scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, è il risultato di un’accurata ricerca scientifica guidata dall’Istituto Pirenaico di Ecologia del Consiglio superiore spagnolo per la ricerca scientifica (Ipe-Csic). L’indagine si è basata su un’analisi dei dati raccolti in un arco temporale di quasi centocinquanta anni, dal 1871 al 2020, utilizzando informazioni provenienti da oltre 23.000 stazioni meteorologiche situate in 27 Paesi, tra cui l’Italia.
Il team di ricerca ha potuto contare sul fondamentale contributo di istituti italiani di alto livello, come l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna, insieme all’Università del Salento e all’Università di Milano. Grazie al lavoro congiunto di queste istituzioni, è stato possibile raccogliere e analizzare un numero impressionante di osservazioni: oltre 300 milioni di rilevazioni giornaliere, tutte archiviate con rigore scientifico.
L’obiettivo dei ricercatori, coordinati dallo scienziato Sergio Vicente-Serrano, era quello di comprendere in che modo le precipitazioni siano cambiate nel tempo all’interno dell’area mediterranea. I dati raccolti hanno permesso di esaminare sia le piogge annuali sia quelle stagionali, fornendo un quadro completo e dettagliato di come si siano evoluti i fenomeni meteorologici nell’arco di quasi un secolo e mezzo.
I risultati ottenuti hanno confermato che le precipitazioni nel Mediterraneo sono rimaste sostanzialmente invariate nel lungo periodo. Le piccole variazioni individuate sono state attribuite alle normali dinamiche della circolazione atmosferica, fenomeno naturale tipico di questa area geografica. Tuttavia, accanto a questa apparente stabilità delle piogge, emerge un dato allarmante: negli ultimi decenni, la regione del Mediterraneo sta sperimentando un progressivo aumento dell’aridità climatica.
Questo fenomeno è direttamente collegato alla crescita delle temperature, che ha determinato un’intensificazione dei processi di evaporazione. Gli studiosi sottolineano come questi cambiamenti possano influire profondamente sulle politiche ambientali, economiche e sociali dei Paesi mediterranei, in particolare sull’Italia, dove la gestione delle risorse idriche e la pianificazione delle attività agricole diventano sempre più delicate e complesse.
Lo studio offre dunque un quadro chiaro: mentre la quantità di pioggia caduta non ha subito variazioni significative in oltre centocinquant’anni, le conseguenze del cambiamento climatico stanno modificando la capacità del territorio di trattenere l’acqua e di garantire un equilibrio idrico sostenibile.