Un enigma astronomico che affascinava gli scienziati da anni ha finalmente trovato una spiegazione. Una ricerca internazionale, appena pubblicata su Nature Astronomy, ha svelato l’origine di strani impulsi radio che arrivano dalla regione del Grande Carro, nella costellazione dell’Orsa Maggiore. Il responsabile di questi segnali non è una pulsar, come si era ipotizzato in passato, ma un sistema binario composto da una nana rossa e una nana bianca, situato a 1600 anni luce dalla Terra.
L’autrice principale dello studio, Iris de Ruiter, attualmente all’Università di Sydney, ha ricostruito un’indagine affascinante che ha avuto inizio quando lavorava all’Università di Amsterdam. Analizzando l’archivio dati del radiotelescopio Lofar (Low-frequency array telescope), de Ruiter si è imbattuta in un impulso radio anomalo, registrato nel 2015. Non si trattava di un semplice caso isolato: continuando l’analisi nella stessa area del cielo, ha rintracciato altri sei segnali, provenienti dalla stessa sorgente celeste, denominata Iltj 1101.
Le successive osservazioni, effettuate sia nella banda ottica che nei raggi X, hanno permesso di identificare la natura della sorgente: non una singola stella, ma un sistema binario. I telescopi coinvolti sono stati il Multiple Mirror Telescope da 6,5 metri situato in Arizona, l’Hobby-Eberly Telescope in Texas, e il satellite Swift, in orbita intorno alla Terra. Le due stelle, una nana rossa e una nana bianca, orbitano intorno a un centro di massa comune ogni 125 minuti. Gli scienziati ritengono che i segnali radio siano generati dall’interazione tra la nana rossa e il campo magnetico intensissimo della nana bianca.
Questa scoperta segna un cambiamento di paradigma nella comprensione degli impulsi radio cosmici. Fino a oggi, infatti, si pensava che i segnali radio periodici fossero appannaggio esclusivo delle pulsar, stelle di neutroni che, ruotando su sé stesse, inviano nello spazio fasci di onde radio, percepite dai radiotelescopi terrestri come lampi brevissimi, ripetuti a intervalli di millisecondi. Tuttavia, negli ultimi anni, l’osservazione di impulsi con una durata che varia da alcuni secondi a diversi minuti, e con cicli che si estendono fino a un’ora, aveva sollevato nuove domande tra gli astrofisici. Questi fenomeni sono oggi classificati come long-period transients (Lpt).
«È stato incredibile riuscire a mettere insieme i vari pezzi di questo puzzle», ha commentato Iris de Ruiter, sottolineando la collaborazione con specialisti provenienti da diverse aree dell’astronomia, dalla radioastronomia all’astrofisica dei raggi X.
Anche Kaustubh Rajwade, co-autore della ricerca e studioso presso l’Università di Oxford, ha evidenziato quanto questa scoperta apra nuove prospettive: «Nei dati di Lofar probabilmente si nascondono molti altri impulsi di lunga durata. Ognuno di questi può raccontarci qualcosa di unico sugli oggetti compatti che popolano la nostra Galassia».
L’articolo completo, intitolato “Sporadic radio pulses from a white dwarf binary at the orbital period”, è disponibile sulla rivista Nature Astronomy.