Due tra le più catastrofiche estinzioni di massa che hanno colpito il pianeta potrebbero essere state scatenate da violente esplosioni stellari avvenute nelle vicinanze del Sistema Solare. Secondo un recente studio condotto dall’astrofisico Alexis Quintana dell’Università di Alicante, in Spagna, l’analisi dei tassi di supernovae nella Via Lattea ha rivelato una sorprendente coincidenza temporale con i drammatici eventi del tardo Ordoviciano e del tardo Devoniano. Due periodi che hanno visto gran parte della vita sulla Terra scomparire.
Le cause precise di questi eventi, classificati tra i famigerati “Big Five” dell’estinzione di massa, sono ancora oggi oggetto di intenso dibattito scientifico. Tuttavia, la nuova ricerca apre la possibilità che esplosioni stellari, con la loro immane energia, abbiano giocato un ruolo fondamentale nella scomparsa di molte specie.
Supernovae: giganti che esplodono e cambiano il destino dei pianeti
Le supernovae rappresentano l’epilogo violento nella vita delle stelle più massicce, ovvero quelle con una massa superiore a otto volte quella del Sole. Questi giganti cosmici, dopo un’esistenza relativamente breve che si misura in milioni di anni, esauriscono il combustibile nucleare nei loro nuclei e collassano in modo drammatico, generando un’esplosione luminosa e potente che disperde nello spazio immensi quantitativi di energia e materiale.
Se un’esplosione di questo tipo si verificasse entro una distanza pericolosa dalla Terra, l’impatto sarebbe devastante. Le intense radiazioni gamma e i raggi cosmici che si sprigionano dalla supernova potrebbero distruggere lo strato di ozono che protegge la superficie terrestre, lasciando passare quantità letali di radiazione ultravioletta. Questo improvviso bombardamento potrebbe compromettere la fotosintesi nelle piante e danneggiare il DNA di molte forme di vita, con conseguenze letali per l’intera catena alimentare.
Le coincidenze temporali con le estinzioni di massa
Gli eventi di estinzione del tardo Ordoviciano e del tardo Devoniano, avvenuti rispettivamente 445 milioni e 372 milioni di anni fa, mostrano segni compatibili con una drammatica riduzione dello strato di ozono. È proprio questa evidenza che ha spinto Quintana e il suo team a cercare un possibile legame con fenomeni astrofisici esterni.
I ricercatori hanno realizzato un censimento delle stelle massicce di tipo OB, oggetti celesti che rappresentano le progenitrici delle future supernovae. Analizzando le 24.706 stelle OB individuate entro un raggio di un kiloparsec (circa 3.260 anni luce) dal Sole, il gruppo ha calcolato che il tasso medio di supernovae nella Via Lattea varia tra le 15 e le 30 esplosioni ogni milione di anni.
Il rischio di una supernova “vicina” al Sistema Solare
Perché una supernova possa realmente influenzare il clima e la vita sulla Terra, deve verificarsi a una distanza inferiore ai 20 parsec, ossia entro 65 anni luce. Secondo i calcoli di Quintana, in questo raggio ristretto il tasso di supernovae scende a circa 2,5 esplosioni ogni miliardo di anni. Questa cifra si sovrappone in modo plausibile alle tempistiche delle estinzione di massa citate, suggerendo che la morte violenta di stelle massicce potrebbe aver innescato almeno due di questi disastri ecologici.
Antares e Betelgeuse: giganti rossi sotto osservazione
Al momento, non esistono stelle pericolosamente vicine al Sistema Solare pronte ad esplodere. Le giganti rosse Antares, situata nella costellazione dello Scorpione, e Betelgeuse, nella costellazione di Orione, sono considerate le candidate più prossime alla fine del loro ciclo vitale. Tuttavia, entrambe si trovano a centinaia di anni luce di distanza e il loro collasso in supernova potrebbe richiedere decine di migliaia o addirittura milioni di anni in termini cosmici. Una distanza e un tempo che, per ora, rendono improbabile ogni conseguenza diretta sulla Terra.
Non solo supernovae: i pericoli per la vita sulla Terra restano molteplici
Oltre al rischio remoto delle supernovae, il nostro pianeta potrebbe comunque essere minacciato da altri eventi catastrofici, come collisioni con asteroidi o super-eruzioni vulcaniche. Questi fenomeni, al pari delle esplosioni stellari, rappresentano minacce incontrollabili contro cui l’umanità non ha ancora mezzi concreti di difesa. Per quanto al momento non esista un pericolo imminente, il pensiero di un futuro imprevedibile continua ad alimentare l’ansia esistenziale del nostro tempo.
Lo studio di Alexis Quintana e colleghi sarà pubblicato prossimamente nei Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, mentre una versione preliminare è già disponibile sul server di preprint arXiv.