Nel cuore del Nord dell’Ontario, la piccola comunità indigena di Moose Factory si trova ad affrontare sfide sempre più complesse nell’approvvigionamento alimentare a causa del cambiamento climatico. Situata su un’isola lungo il fiume Moose, nei pressi della Baia di James, Moose Factory dipende da mezzi di trasporto stagionali per ricevere generi alimentari essenziali.
Durante l’estate, il rifornimento avviene principalmente via barca, mentre in inverno il trasporto è affidato a camion che percorrono strade di ghiaccio costruite sul fiume congelato. Tuttavia, nei periodi critici della primavera e dell’autunno, quando il ghiaccio è in formazione o in fase di scioglimento, l’unica possibilità rimane l’elicottero, con costi che si riflettono direttamente sul prezzo finale degli alimenti.
Anthony Chum, membro della Moose Cree First Nation e residente nella comunità, racconta come il clima sempre più mite stia modificando i cicli stagionali su cui per decenni si è basata la logistica dei trasporti. Secondo Chum, le gelate invernali si manifestano sempre più tardi e il ghiaccio si scioglie con crescente anticipo, restringendo le finestre temporali per i trasporti su ghiaccio. Questo peggiora le condizioni di accessibilità ai territori di caccia tradizionali, una fonte storica di approvvigionamento per la popolazione locale.
Di fronte a questa realtà, Chum e il suo team hanno deciso di puntare sull’autoproduzione di alimenti. Hanno supportato circa quaranta famiglie nella creazione di orti domestici, dove vengono coltivati prodotti come patate, carote e altre varietà di ortaggi in grado di resistere e conservarsi fino all’autunno inoltrato e durante l’inverno. Questo progetto non rappresenta una soluzione definitiva, ma costituisce un importante passo verso un’autonomia alimentare che garantisca una maggiore sicurezza alimentare e prezzi più sostenibili per gli abitanti di Moose Factory.