Marte continua a stupire la comunità scientifica. Il rover Perseverance della NASA, in missione dal 2020, ha recentemente identificato cristalli di quarzo ad alta purezza lungo il bordo del cratere Jezero, in un’area che un tempo ospitava un vasto lago. Secondo gli scienziati coinvolti nell’esplorazione, queste formazioni cristalline si sarebbero originate grazie alla presenza di acqua calda, confermando l’esistenza di un antico sistema idrotermale su Marte.
Il ritrovamento dei cristalli di quarzo nel cratere Jezero
Il cratere Jezero, ampio oltre 45 chilometri, si trova nella regione nord-occidentale di Isidis Planitia. Secondo gli studiosi, miliardi di anni fa un gigantesco impatto asteroidale avrebbe creato questo bacino, che successivamente si sarebbe riempito d’acqua, trasformandosi in un lago. È proprio in questo scenario che si sono formati i cristalli di quarzo puro, rinvenuti dal rover mentre si arrampicava sulle pendici del cratere, lasciando alle spalle i sedimenti lacustri che ha studiato sin dal suo arrivo.
Le fotografie trasmesse dal rover mostrano superfici rocciose incise da venature chiare, che riflettono la luce del Sole marziano in modo inconfondibile, lasciando ipotizzare una composizione a base di biossido di silicio ad alta concentrazione. La scoperta si aggiunge ad altri ritrovamenti precedenti di opali, minerali che, come i quarzi, si formano in ambienti ricchi d’acqua.
L’importanza dei cristalli nella ricerca di vita antica
Questi cristalli di quarzo, secondo i ricercatori, rappresentano molto più di una semplice curiosità geologica. La loro formazione, avvenuta in condizioni idrotermali, suggerisce che l’area potrebbe essere stata un ambiente favorevole alla vita. In particolare, l’acqua calda e le rocce siliciche sono elementi fondamentali per la conservazione di tracce fossili di microrganismi, come già osservato in analoghi ambienti sulla Terra.
Nei cristalli, inoltre, si potrebbero trovare inclusioni fluide, minuscole sacche di liquido intrappolate durante la loro crescita, che conservano campioni delle antiche acque marziane. Tali inclusioni potrebbero rivelare la presenza di molecole organiche o addirittura di microfossili, fornendo una prova diretta di una possibile biosfera marziana primordiale.
Perseverance e l’esplorazione delle rocce silicee
Il rover Perseverance, atterrato nel febbraio 2021 sul suolo di Marte, è stato progettato proprio per analizzare materiali rocciosi e sedimenti alla ricerca di segni di vita antica. Dopo aver esaminato i depositi di argilla sul fondo del cratere, il rover ha spostato la sua attenzione verso le zone più elevate, dove le formazioni rocciose sembrano raccontare una storia ancora più antica.
Durante l’ultimo anno, il rover ha attraversato un’area caratterizzata da affioramenti vulcanici e rocce metamorfiche, che mostrano chiari indizi di alterazione idrotermale. È qui che i suoi strumenti, tra cui il SuperCam e lo SHERLOC, hanno individuato le prime concentrazioni significative di quarzo purissimo, simili a quelli osservati in antiche sorgenti termali terrestri.
Un passo avanti nella comprensione dell’evoluzione geologica di Marte
Questa scoperta offre nuove prospettive sulla storia geologica di Marte e apre interrogativi sulla durata e l’estensione dei sistemi idrotermali che hanno potuto fornire condizioni favorevoli allo sviluppo della vita. La presenza di quarzo e opale rafforza l’ipotesi che il cratere Jezero non sia stato solo un lago, ma anche un possibile habitat stabile, alimentato da fonti di calore sotterranee.
Gli scienziati della NASA stanno valutando la possibilità di selezionare questi campioni cristallini per una futura missione di ritorno dei campioni su Terra, prevista per la prossima decade. Se i cristalli di quarzo conservano davvero le impronte della vita passata, potrebbero rappresentare la chiave per rispondere a una delle domande più antiche dell’umanità: siamo soli nell’Universo?