Nascosto tra gli scaffali di un supermercato di Milano o mentre scorri tra le offerte di un negozio a Roma, il contenuto del tuo carrello potrebbe contenere informazioni preziose per la scienza medica. E non si tratta solo di capire se stai comprando cioccolato per un momento di consolazione o verdure per un tentativo di dieta. Alcuni ricercatori dell’Università di Bristol, come la dottoressa Romana Burgess, hanno iniziato a esplorare come le abitudini di acquisto possano rivelare indizi cruciali sulla salute delle persone, aprendo scenari inaspettati.
Ogni transazione, ogni prodotto scansionato, rappresenta un frammento di dati. Quando passi la tua carta fedeltà alla cassa di un supermercato di Torino, lasci dietro di te una scia di informazioni: data, orario, luogo, e naturalmente, ciò che hai comprato. Le catene di distribuzione usano questi dati da anni per regolare le scorte e affinare le strategie di marketing, ma ora si affaccia un’altra possibilità. Che succederebbe se questi dati aiutassero a prevedere e prevenire malattie?
Dal banco farmacia al monitoraggio pandemico: cosa ci raccontano le vendite di medicinali?
Immagina una fila al supermercato di Napoli. Davanti a te, qualcuno acquista sciroppo per la tosse e antipiretici. Dietro, un altro cliente ha nel carrello vino rosso e fazzoletti di carta. Non è solo un quadro di vita quotidiana. Durante la pandemia da COVID-19, l’analisi dei dati sugli acquisti di prodotti per l’influenza ha mostrato di poter anticipare l’andamento dei contagi con una precisione sorprendente. Gli studiosi hanno scoperto che l’aumento delle vendite di questi farmaci coincideva con un incremento dei casi di SARS-CoV-2. Questa semplice correlazione ha fornito un modello predittivo più accurato dei tradizionali strumenti basati solo su dati socio-demografici.
Il colore nel carrello: indizi sulla salute e la ricchezza
Non solo medicine. Gli studiosi hanno notato che le scelte alimentari, in particolare la quantità di cibi rossi, blu e viola, raccontano molto delle disparità economiche e sanitarie di un’area. Le fragole, i mirtilli, le melanzane, grazie all’antocianina, offrono benefici come la riduzione del rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Eppure, nei quartieri più benestanti di Londra, il consumo di questi alimenti è nettamente superiore rispetto alle zone meno abbienti. Questo divario indica non solo diverse disponibilità economiche, ma anche disparità nell’accesso a una dieta salutare.
Curiosamente, nel Regno Unito, circa la metà dell’assunzione di antocianine proviene dal vino rosso. Il resto arriva da frutti di bosco stagionali, olive nere e cipolle rosse. Un dato che svela abitudini alimentari tanto sorprendenti quanto rivelatrici.
Il pasto combinato: uno specchio dei nostri comportamenti stagionali
Nelle mense dei supermercati britannici, l’offerta di un meal deal – piatto principale, snack e bevanda a prezzo fisso – ha permesso ai ricercatori di osservare come le scelte alimentari variano durante l’anno. Le persone che acquistano il pranzo nelle prime ore della giornata optano per pasti meno calorici, mentre chi fa la spesa più tardi sceglie opzioni più ricche di calorie. Durante i mesi freddi di Novembre e Dicembre, aumenta il consumo di cibi più energetici, mentre a Gennaio, con le buone intenzioni del nuovo anno, si nota un ritorno a pasti più leggeri.
Chi segue queste fluttuazioni stagionali, tende a ingerire più calorie complessive rispetto a chi mantiene una dieta costante. Questo tipo di osservazione, semplice ma potente, offre spunti per comprendere i fattori dietro l’aumento di peso e le malattie metaboliche.
Il potere dei dati anonimi e i timori dei rivenditori
Secondo la dottoressa Romana Burgess, uno dei punti di forza dei dati sugli acquisti è la loro oggettività: “O hai comprato qualcosa o non l’hai fatto”. Tuttavia, ottenere la collaborazione dei rivenditori resta una sfida. Molti temono che la ricerca possa influenzare negativamente le vendite, soprattutto se i dati suggerissero di limitare il consumo di determinati prodotti. Non tutti i supermercati dispongono di programmi fedeltà, e quindi la mappa dei dati raccolti è incompleta. Inoltre, non sempre è chiaro chi consumi effettivamente i prodotti acquistati.
La partecipazione pubblica e le nuove domande sull’alimentazione
Nel centro scientifico We The Curious, a Bristol, è stato ricreato un negozio simulato dove adulti e bambini hanno condiviso opinioni sull’uso dei dati sugli acquisti a scopi sanitari. La maggioranza ha espresso apertura verso questa pratica, a patto che i dati fossero anonimizzati e non utilizzati per il marketing. Molti hanno sollevato domande su alimenti ultra-processati, nutrizione, e l’impatto che il costo della vita ha sulla salute delle famiglie.
I dati della spesa e la diagnosi precoce del cancro ovarico
Un esempio concreto arriva da una ricerca sul cancro ovarico, che spesso si manifesta con sintomi vaghi come gonfiore, stanchezza e dolori addominali. Analizzando gli acquisti pre-diagnosi di donne malate, i ricercatori hanno notato un aumento di prodotti come antiacidi, abbigliamento comodo e vitamine. Questi segnali erano presenti anche un anno prima della diagnosi ufficiale. Collegare le transazioni alimentari ai dati clinici, come prescrizioni mediche o analisi del sangue, potrebbe rivelarsi un alleato prezioso nella diagnosi precoce di malattie gravi.
Uno sguardo al futuro: tra etica e tecnologia
Sebbene non sia necessario correre a scaricare lo storico delle proprie carte fedeltà, nel Regno Unito è già possibile farlo. Il Digital Footprints Lab sta lavorando per rendere questi dati più comprensibili e accessibili. Ma la prossima volta che passi al supermercato di Firenze o entri in un negozio di Palermo, potresti chiederti: ciò che metto nel carrello potrebbe un giorno salvare una vita?