Un fenomeno atmosferico affascinante e ancora poco compreso è stato immortalato da Butch Wilmore, astronauta della NASA, durante il suo soggiorno prolungato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. L’immagine ritrae un jet blu, o sprite, che si staglia nell’oscurità dello spazio, proiettando una luce intensa verso la Terra.
La spettacolare fotografia condivisa da Don Pettit
A diffondere lo scatto è stato Don Pettit, collega astronauta e appassionato astrofotografo, che ha pubblicato l’immagine su Reddit, spiegando come sia stata ottenuta. Pettit descrive il fenomeno come un esempio di ciò che ama definire “fulmini diretti verso l’alto”, o UDL (Upward Directed Lightning), un termine che cerca di racchiudere la straordinaria complessità di questi eventi. Nelle sue parole, si tratta di un fenomeno elusivo e affascinante, ancora oggi non del tutto chiarito dalla scienza.
Cosa sono i jet blu e gli sprite rossi
Secondo Don Pettit, i jet blu e gli sprite rossi sono manifestazioni di scariche elettriche che si dirigono verso l’alto, partendo dalla sommità delle nubi temporalesche e spingendosi fino a quote comprese tra 75 e 80 chilometri di altitudine. Ciò li colloca ai margini dello spazio, in una zona dove l’atmosfera si fa sottile e predominano fenomeni fisici estremi. I piloti e gli osservatori a terra riportano di aver avvistato questi bagliori per decenni, ma la loro esistenza è stata confermata solo in tempi recenti.
La scoperta scientifica e le prime registrazioni video
Il primo sprite rosso è stato documentato in maniera casuale attraverso una ripresa video effettuata la notte del 6 luglio 1989. Da allora, le missioni dello Space Shuttle, tra il 1989 e il 1991, hanno registrato ulteriori 17 esempi di questi eventi, consolidando le prove dell’esistenza dei fulmini verso l’alto. Oggi, grazie alle moderne fotocamere digitali, le osservazioni sono aumentate, ma rimane ancora molto da scoprire.
Il meccanismo che genera i fulmini verso l’alto
Così come i fulmini tradizionali, anche gli sprite sono innescati da un accumulo di carica elettrica all’interno delle nuvole temporalesche. La differenza fondamentale è la direzione della scarica, che in questo caso procede verso l’alto, spinta da uno strato di carica negativa presente nella parte superiore delle nubi. Quando questa energia incontra le molecole di azoto nell’alta atmosfera, si sprigiona una luce blu o rossa, a seconda delle condizioni e dell’intensità.
Interrogativi ancora aperti sulla formazione degli sprite
Nonostante i progressi, molte domande restano senza risposta. La NASA si interroga su quali siano le condizioni atmosferiche esatte che innescano la formazione di questi eventi luminosi. Un altro aspetto ancora da chiarire è il legame tra gli sprite e le onde di gravità, ovvero increspature di energia atmosferica che si propagano ad alta quota. Gli studi futuri, condotti sia da terra che dallo spazio, potrebbero svelare i misteri che circondano questi straordinari fenomeni.
La fotografia scattata da Butch Wilmore rappresenta un contributo prezioso alla comprensione di un mondo invisibile, che si manifesta solo per brevi istanti tra le profondità della Terra e l’inizio dello spazio.