Viviamo un periodo senza precedenti nell’esplorazione dello spazio. I progressi delle missioni spaziali, l’impiego di tecnologie all’avanguardia e il contributo di potenti telescopi spaziali, come il James Webb Space Telescope, stanno trasformando la nostra comprensione del cosmo. Tuttavia, la domanda più antica e affascinante continua a inquietare scienziati e filosofi: siamo davvero soli nell’universo?
Le nuove scoperte, l’esplorazione diretta di corpi celesti, il monitoraggio di esopianeti e le missioni spaziali autonome hanno reso sempre più plausibile l’ipotesi che forme di vita aliene possano esistere. E forse non si tratta solo di semplici organismi unicellulari, ma di vere e proprie civiltà avanzate dal punto di vista tecnologico.
La ricerca di mondi abitabili e l’esplorazione spaziale moderna
Gli astronomi hanno già individuato migliaia di esopianeti che orbitano attorno a stelle lontane, alcuni dei quali situati nella cosiddetta zona abitabile, una regione in cui le condizioni potrebbero permettere la presenza di acqua liquida e, quindi, della vita. La capacità di rilevare atmosfere planetarie, la composizione chimica di pianeti distanti e i potenziali biosignali ha subito un’accelerazione grazie al contributo di sofisticati strumenti scientifici.
Nel frattempo, i rilevatori di onde gravitazionali hanno permesso di osservare collisioni cosmiche tra buchi neri e stelle di neutroni, fornendo dati cruciali sulla struttura dello spazio-tempo e sulle condizioni che regolano l’universo primordiale. Le agenzie spaziali internazionali e le imprese private, come quelle che operano negli Stati Uniti e in Cina, stanno sviluppando sonde interplanetarie, robot esploratori e veicoli spaziali riutilizzabili. La missione OSIRIS-REx della NASA, ad esempio, ha prelevato campioni dal piccolo asteroide Bennu, distante oltre 333 milioni di chilometri dalla Terra, riportandoli con successo sul nostro pianeta.
Diversi paesi, tra cui India, Giappone, Europa e Russia, hanno sviluppato tecnologie per inviare robot autonomi sulla Luna e su Marte, con progetti sempre più concreti per futuri sbarchi umani.
Il concetto sfuggente di vita: come definirla?
Comprendere esattamente cosa si intenda per vita è ancora oggi una sfida. In termini scientifici, si parla di un sistema chimico autosufficiente, capace di elaborare informazioni e di mantenere uno stato organizzato contro l’entropia naturale. Gli esseri viventi, per come li conosciamo sulla Terra, richiedono energia per mantenere la loro struttura molecolare e svolgere funzioni complesse.
Il DNA è il cuore del sistema biologico terrestre: rappresenta il codice sorgente che regola la produzione delle proteine, molecole responsabili di quasi tutte le funzioni biologiche. Tuttavia, nel vasto universo, potrebbero esistere forme di vita fondate su principi completamente diversi. L’attuale modello biochimico terrestre non è necessariamente l’unico possibile.
Oltre il carbonio: la vita su base silicio
La vita extraterrestre potrebbe basarsi su elementi alternativi. Tra questi, il silicio è il candidato più studiato per sostituire il carbonio, grazie alle sue analogie chimiche. Una civiltà aliena potrebbe svilupparsi in condizioni ambientali dove il silicio fornisca la struttura portante degli organismi, un po’ come lo scheletro per gli animali terrestri.
Anche se non sono mai stati scoperti esseri viventi fondati sul silicio, sulla Terra esistono organismi che sfruttano le sue proprietà. Le diatomee, ad esempio, sono alghe microscopiche che costruiscono pareti cellulari fatte di biossido di silicio, simili a gusci di vetro trasparente. Questo dimostra che il silicio può svolgere ruoli fondamentali all’interno di sistemi biologici complessi, pur non essendo il nucleo portante della loro biochimica.
L’origine della vita sulla Terra e il possibile contributo extraterrestre
La nascita della vita sulla Terra resta avvolta nel mistero. Due teorie principali si contendono la spiegazione: una propone un’origine terrestre, attraverso reazioni geochimiche negli ambienti primordiali come le bocche idrotermali oceaniche o i laghi vulcanici; l’altra suggerisce una genesi esogena, con molecole organiche arrivate tramite meteoriti o comete.
Sono stati trovati meteoriti contenenti amminoacidi e altri composti organici, alcuni dei quali presentano chiralità preferenziale verso la forma levogira. Questa asimmetria molecolare è osservata anche in tutti i principali biomolecolari terrestri (come DNA, RNA e proteine), rafforzando l’ipotesi che i mattoni della vita siano giunti dallo spazio profondo.
Civiltà extraterrestri: il calcolo delle probabilità
L’equazione di Drake, elaborata nel 1961 dall’astronomo Frank Drake, è ancora oggi uno strumento affascinante per stimare quante civiltà tecnologiche potrebbero esistere nella Via Lattea. I parametri includono la frequenza di formazione stellare, la percentuale di stelle con pianeti abitabili e la probabilità che su questi pianeti possa emergere una vita intelligente.
Le ipotesi più ottimistiche suggeriscono l’esistenza di oltre 12.000 civiltà extraterrestri solo nella nostra galassia. La probabilità che la specie umana sia l’unica forma di vita intelligente nel vasto universo osservabile è inferiore a una su 10 miliardi di trilioni. Le probabilità che una civiltà tecnologica si sviluppi su un qualsiasi pianeta abitabile sono considerate superiori a una su 60 miliardi.
Con circa 200 miliardi di trilioni di stelle nell’universo osservabile, la possibilità che esistano altre specie intelligenti è altissima. E non si esclude che alcune di queste si trovino proprio all’interno della Via Lattea.
Verso un nuovo orizzonte nell’esplorazione della vita extraterrestre
La ricerca di vita intelligente nel cosmo è ormai una priorità per molte agenzie spaziali. Il futuro delle missioni interstellari e delle sonde robotiche si muove nella direzione di un’analisi sempre più approfondita dei segnali radio, delle atmosfere planetarie e dei microrganismi potenzialmente presenti su pianeti extrasolari.
La prossima grande sfida sarà riuscire a identificare biofirme inequivocabili, che potrebbero rivelare non solo la presenza di vita aliena, ma anche di civiltà avanzate, magari capaci di viaggi interstellari o di comunicazioni a distanza con altre specie intelligenti dell’universo.