Una recente scoperta in Russia ha rivelato la presenza di un antico ceppo del batterio Yersinia pestis, responsabile della peste, nei resti di una pecora domestica risalente all’Età del Bronzo. Questo ritrovamento offre nuove prospettive sulla diffusione della malattia nelle prime comunità agricole e suggerisce che la peste potesse circolare tra esseri umani e bestiame molto prima di quanto si pensasse.
L’analisi del DNA ha mostrato che il batterio individuato nella pecora è strettamente correlato ai ceppi di peste trovati in scheletri umani europei dello stesso periodo. Questa connessione fornisce la prima prova concreta che la malattia poteva trasmettersi direttamente tra gli esseri umani e gli animali domestici, ben prima che evolvesse la modalità di diffusione più nota, ovvero quella tramite le pulci dei roditori.
Un patogeno antico legato alle grandi pandemie della storia
Il Yersinia pestis identificato nella pecora dell’Età del Bronzo è un antenato diretto del batterio che, migliaia di anni dopo, avrebbe causato la Morte Nera, una delle pandemie più devastanti della storia umana. La peste, infatti, ha segnato più volte l’evoluzione delle società, mietendo milioni di vittime nel corso dei secoli. Tuttavia, questa scoperta suggerisce che il batterio circolasse già nelle popolazioni preistoriche, sebbene con modalità ancora da comprendere pienamente.
Gli scienziati ritengono che la peste non si diffondesse ancora attraverso il classico ciclo roditori-pulci-uomo, ma fosse piuttosto trasmessa direttamente tra esseri umani e animali. Questo significa che le antiche comunità agricole potrebbero aver subito epidemie locali della malattia ben prima che essa evolvesse nella forma altamente letale che si sarebbe poi diffusa in Europa, Asia e Africa nei secoli successivi.
Nuove ipotesi sulla diffusione della peste nell’Età del Bronzo
La presenza di Yersinia pestis in una pecora domestica suggerisce che la malattia potesse colpire non solo gli uomini, ma anche il bestiame, elemento chiave per le economie delle prime società agricole. Questo potrebbe spiegare come il batterio sia riuscito a diffondersi su vaste aree geografiche, sfruttando gli spostamenti delle popolazioni e il commercio di animali.
Le nuove prove genetiche indicano che le epidemie preistoriche di peste potrebbero essere state più frequenti di quanto si credesse, influenzando lo sviluppo delle prime civiltà. La scoperta in Russia apre la strada a ulteriori ricerche sulle origini e sull’evoluzione di una delle malattie più temute della storia umana.