L’alluminio è presente in moltissimi oggetti di uso quotidiano. Non si trova solo nelle lattine di bibite e birra, ma è impiegato nella produzione di smartphone, pannelli solari, veicoli elettrici e aerei. La crescente richiesta di questi prodotti sta alimentando una domanda sempre maggiore di questo materiale.
Secondo Annie Sartor, esperta di Industrious Labs, un’organizzazione impegnata a ridurre l’impatto climatico dei materiali industriali, l’estrazione e la lavorazione dell’alluminio richiedono enormi quantità di energia elettrica.
Il ruolo della Cina e l’impatto del carbone
Gran parte dell’alluminio mondiale viene prodotto in Cina, dove oltre il 50% della produzione globale è alimentato da centrali a carbone. Questo significa che la lavorazione di questo metallo rilascia ingenti quantità di gas serra, aggravando il problema del riscaldamento globale.
Nei paesi dove l’energia rinnovabile è più diffusa, come il Canada, che sfrutta prevalentemente impianti idroelettrici, l’impatto ambientale della produzione di alluminio è decisamente inferiore.
Il carbone è ancora economicamente vantaggioso?
Sartor sottolinea che il costo del carbone non è più competitivo come in passato. Le energie rinnovabili stanno diventando sempre più accessibili, creando un’opportunità per l’industria di convertirsi a fonti più sostenibili e ridurre significativamente il danno ambientale causato dalla produzione di alluminio.