La Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico: tra speranze e contraddizioni
La lotta al cambiamento climatico è un tema sempre più centrale nel dibattito pubblico globale. La recente Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, nota come COP28, ha messo in luce sia gli sforzi compiuti che le incongruenze ancora presenti in questo campo.
La COP28: un evento tra ambizioni e paradossi
Un’assemblea di proporzioni colossali
La COP28 si è tenuta in un’area desertica vicino a Dubai, attirando l’attenzione di tutto il mondo. Con ben 88.000 persone accreditate e altre 400.000 registrate per visitare la cosiddetta “zona verde”, l’evento ha raggiunto dimensioni impressionanti. Tuttavia, sorge spontanea una domanda: come può un raduno di mezzo milione di persone in un emirato isolato, ai margini di un deserto del Medio Oriente, essere considerato “verde”?
Il viaggio verso la sostenibilità… in jet privato?
La maggior parte dei partecipanti alla conferenza è arrivata a Dubai in aereo, e molti, troppi, hanno scelto il jet privato come mezzo di trasporto. Questa non è una supposizione infondata, considerando che durante la COP27 in Egitto, si sono registrati circa 315 viaggi in jet privato. Tra i viaggiatori solitari, molti erano leader politici o membri del club “Fate ciò che dico, non ciò che faccio”, con alcuni che appartenevano a entrambe le categorie.
La dichiarazione sull’agricoltura e il cambiamento climatico
Nonostante i settori agricoli e zootecnici industrializzati abbiano molte colpe ambientali da espiare, addossare loro la responsabilità del cambiamento climatico appare come un comodo scaricabarile. Secondo la pagina web delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, i combustibili fossili sono di gran lunga i maggiori contributori al riscaldamento globale, responsabili di oltre il 75% delle emissioni di gas serra e quasi il 90% di tutte le emissioni di anidride carbonica.
Le ambizioni “verdi” dell’agricoltura
L’agricoltura sta cercando di emulare i suoi “parenti” più inquinanti. Uno degli ultimi sforzi in questo senso riguarda una rete di oleodotti non proprio ecologici che trasportano CO2 pressurizzata dagli impianti di etanolo del Midwest ai campi petroliferi del North Dakota per migliorare il recupero del petrolio greggio. Un’altra grande speranza è che l’etanolo diventi un carburante aeronautico verde. Tuttavia, il costo per le compagnie aeree di pulire la loro reputazione macchiata di carbonio con questo “carburante per aviazione sostenibile” potrebbe danneggiare ulteriormente una delle risorse più importanti della nazione: le acque sotterranee.
Le contraddizioni e le proposte per un futuro più verde
Le iniziative passate e presenti per un carburante sostenibile
L’idea di un carburante per aviazione basato sull’agricoltura non è nuova. Nel 2008, il miliardario britannico Richard Branson ha volato con un jet della Virgin Atlantic da Londra ad Amsterdam utilizzando un carburante derivato in parte da olio di palma e cocco. Nonostante Branson abbia etichettato il viaggio come sostenibile, i critici lo hanno definito folle, considerando che se avesse utilizzato il 100% di olio di cocco per il breve volo di 220 miglia, avrebbe consumato tre milioni di noci di cocco.
La proposta colombiana per un futuro senza combustibili fossili
Durante la COP28, il presidente della Colombia, un paese la cui economia si basa principalmente sull’esportazione di combustibili fossili, ha offerto un’idea veramente verde: fermare l’espansione del carbone, del petrolio e del gas e riorientare la sua nazione lontano da tali “veleni”. Una proposta semplice e rivoluzionaria, che offre una boccata d’aria fresca in un dibattito spesso soffocato da troppo “aria calda”.
La lotta al cambiamento climatico è un percorso complesso, che richiede coerenza e impegno da parte di tutti gli attori coinvolti. La COP28 ha mostrato che, nonostante le contraddizioni, esistono proposte concrete per un futuro più sostenibile. Sta a noi ascoltarle e agire di conseguenza.